“È stato un Cda proficuo dove non vi sono stati punti di vista differenti tra i consiglieri,” è questo il commento di Gian Alberto Mangiante, neo presidente di Rivieracqua, la società consortile che gestisce il servizio idrico integrato, e che sta affrontato una richiesta di fallimento e un inchiesta per concorsi truccati.

Una riunione fondamentale e che arriva il giorno dopo la prima udienza sull’istanza di fallimento nei confronti della società, presentata dall’imperiese Amat Spa.

Al centro dell’incontro il piano finanziario da presentare il 19 gennaio, data in cui è stata rinviata l’udienza di ieri.

“Abbiamo fatto il punto della situazione per capire quali sono le cause degli squilibri finanziari e come riportare la società ad un equilibrio stabile per pagare i debiti correnti e quelli pregressi,” spiega Mangiante.

Per quanto riguarda il debito di 1,5 milioni con Amat si procederà probabilmente con una tranche di 140 mila euro subito più 50 mila euro ogni mese.

“Dobbiamo, però, ancora approfondire ulteriormente la questione anche in vista delle indicazioni del giudice,” commenta il presidente di Rivieracqua.

Durante il Cda si è anche discusso dell’ordinanza firmata dal comune di Imperia che impone alla società la gestione del depuratore della città capoluogo.

“Continueremo a garantire il servizio per l’interesse pubblico, ma è innegabile che la società possa avere aggravi di natura finanziaria e di certo non possiamo permettercelo,” spiega.

“Per quanto riguarda la possibilità di un’azione legale e di un ricorso al Tar contro l’ordinanza, è presto per decidere, ma non escludiamo l’ipotesi,” conclude Gian Alberto Mangiante.