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Il Coordiamento Imperiese Acqua Pubblica (Cimap) interviene sull’assemblea dei sindaci che si è tenuta ieri a Sanremo:

“Le notizie che hanno preceduto l’assemblea dei sindaci di questa mattina non lasciavano presagire nulla di buono e così è stato. Come Coordinamento Imperiese per l’Acqua pubblica, in qualità di custodi dell’esito referendario del giugno 2011, alla luce di quello che è stato l’incontro con il commissario dell’ATO, ci sentiamo in dovere di dire solo una cosa a tutti i sindaci: vergognatevi, vergognatevi, vergognatevi.

Non ci sono altri termini che si possano utilizzare per spiegare ai cittadini quanto la vostra incapacità di amministratori pubblici e anche di politici, si sia conclamata con l’assenso, espresso all’unanimità, che avete dato alla demolizione del modello “In House” su cui era stata costruita Rivieracqua, in favore dell’ingresso di privati all’interno della società che per tanti anni ci siamo impegnati a difendere.

Visto che i giochi erano ormai fatti, abbiamo deciso di rinunciare a presidiare per l’ennesima volta l’aula proprio perché non vogliamo in alcun modo avallare l’indecente spettacolo a cui ci avete costretto con le vostre dichiarazioni. Avete parlato di scelte dolorose e di responsabilità da attribuire ad altri, come se voi, cari sindaci,  aveste mai fatto qualcosa di veramente concreto per salvaguardare l’acqua pubblica.

Non è questo il momento per scendere in tecnicismi e spiegare a chi ci sta leggendo perché il cambio di modello societario e la messa sul mercato di una parte consistente di Rivieracqua equivalgano al tradimento della volontà popolare. Troppe volte abbiamo speso tempo e energie per spiegare l’importanza del controllo analogo, del diritto all’acqua e, più importante di tutti, per raccontare le conseguenze a cui sono state portate le società che prima della nostra si sono avviate sul percorso della privatizzazione. E’ diventato superfluo ritornare sugli esempi come quello del Comune di Parigi che, dopo anni di privati nella gestione dell’acqua, si è ritrovata con l’acquedotto colabrodo e le bollette alle stelle, fino alla decisione di riappropriarsi del servizio idrico.

L’esatto copione che vedremo nel nostro Ponente: debiti pubblici crescenti e profitti nelle tasche dei privati, investimenti stagnanti e diritti del cittadino compressi dall’esigenza di generare utili, come accade, né più né meno, per qualsiasi altro commercio. Peccato che si stia parlando di un bene fondamentale per la vita delle persone come l’acqua.

Cari concittadini, vi invitiamo ad aprire gli occhi sul livello in cui è sprofondata la politica locale. Da oggi guardate i vostri sindaci con occhi diversi e ricordatevi di quello che hanno fatto.

Non bastava la svendita del patrimonio pubblico, ci voleva anche la privatizzazione dell’acqua. Vergognatevi”.