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Minuto di silenzio per l’ex consigliere Giuseppe Merlo

In apertura di seduta il vicepresidente Armando Sanna ha chiesto all’Assemblea di osservare un minuto di silenzio per ricordare Giuseppe Merlo, l’ex consigliere e assessore scomparso nei giorni scorsi.

«Per lunghi anni protagonista della politica genovese ­ – ha detto Sanna  –  Giuseppe Merlo aveva anche militato, per quasi vent’anni, tra questi banchi ed è stata una figura di riferimento del partito Socialdemocratico genovese. Dopo un passato in gioventù come partigiano, era stato poi eletto consigliere regionale per la prima volta nel 1975 e, successivamente, fu nominato assessore all’ambiente, delega che avrebbe mantenuto pressoché ininterrottamente fino al 1994. So di corrispondere al sentimento di ciascuno di noi – ha concluso – esprimendo il cordoglio dell’Assemblea nel ricordare un uomo che in questo Ente, ha speso con impegno e perseveranza  tanta parte della propria vita».

Dibattito sul Piano Territoriale regionale

Nella seduta del mattino è iniziato il dibattito sulla Proposta di deliberazione 34 relativa “Adozione del Piano territoriale regionale”.

Il presidente della IV Commissione Territorio-Ambiente Domenico Cianci ha presentato la relazione di maggioranza esprimendo il ringraziamento agli uffici sottolineando che i tecnici regionali hanno elaborato il provvedimento senza ricorrere a contributi esterni, quindi senza impiegare ulteriori risorse a carico dell’ente. «Questa legge – ha aggiunto –  nasce con una risposta forte, integrata e partecipata grazie al contributo di molti portatori degli interessi coinvolti». Cianci ha poi illustrato nel dettaglio sia il percorso in Commissione sia il testo nel suo complesso sottolineando sempre il confronto e la larga partecipazione alla sua stesura. «Il Piano rivolge una particolare attenzione alla collaborazione fra pubblico e privato, che oggi è un presupposto indispensabile per raggiungere – ha detto – gli obbiettivi complessi che il PTR ci propone». Il presidente della IV Commissione ha aggiunto: «L’importanza del Piano è proprio nell’obbiettivo che si pone e cioè la razionalizzazione del sistema della pianificazione regionale attraverso il superamento degli attuali piani territoriali di coordinamento regionali». Cianci ha poi rilevato: «Le azioni cui si rivolgono i singoli fascicoli tematici riguardano il contrasto allo spopolamento, alla marginalità socio economica e al sottoutilizzo delle potenzialità offerte dall’entroterra, e – ha proseguito – l’attenzione rivolta alla qualità delle dotazioni territoriali e locali e alla funzionalità del sistema delle infrastrutture, con riferimento alle città, e la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici negli insediamenti costieri».

Selena Candia (Lista Ferruccio Sansa presidente) ha presentato la relazione di minoranza sollevando alcune critiche: «Quello prodotto non è il lavoro che ci aspettavamo perché non è in grado di immaginare davvero una Liguria diversa, più giusta, con più opportunità lavorative, che investa sui giovani e che tuteli il territorio e i suoi abitanti a fronte dei cambiamenti climatici». Il consigliere, in particolare, ha rilevato che non sarebbe un Piano all’avanguardia rispetto a quelli elaborati da altre Regioni: «Si è cercato di identificate tre zone distinte, – ha spiegato – utilizzando una logica opposta a quella adottata dalle Regioni confinanti che, invece, preferiscono ragionare su reti evidenziando i legami fra i luoghi. Invece, con la suddivisione in tre del territorio e degli obbiettivi, non si capisce che cosa farà la Liguria nella sua interezza nei prossimi 10-20 anni». Secondo Candia, inoltre, non si tiene in considerazione il decremento demografico, l’invecchiamento della popolazione, la carenza di alloggi dovuta anche al mancato recupero del patrimonio immobiliare. «Non si capisce – ha concluso – la strategia sulle infrastrutture, e non sembra essere data una priorità alla mobilità sostenibile rispetto a quella su gomma» e, a questo proposito, Candia ha espresso critiche rispetto ai riferimenti, contenuti nel Piano, ai progetti per la Gronda di Levante e per l’autostrada Santo Spirito-Predosa.

Paolo Ugolini (Mov5Stelle) ha esordito: «Il limite fondamentale del nuovo PTR è che si fonda su una legge urbanistica riformata dalla legge 6 del 2021 e, se è vero che la recente legge regionale 22 del 2021 ha abrogato l’articolo 10 della stessa legge 6 del 2021, recependo le richieste del Ministero della Cultura, l’impianto di fondo della riformata legge urbanistica resta ed è ampiamente riprodotto nelle norme attuative del PTR». Secondo Ugolini, dunque, la filosofia fra legge urbanistica riformata e nuovo PTR resta uguale: «Invece di vedere ambiente e paesaggio e le norme che li tutelano come una risorsa, questi vengono presentati come un vincolo allo sviluppo e viene, dunque, messa in discussione l’impostazione sull’unitarietà della disciplina paesaggistica, cosa che aveva, invece, affermato la Corte Costituzionale ». Secondo il consigliere, dunque, nel PTR non è stata colta l’occasione di rivedere i contenuti del nuovo strumento di pianificazione, secondo le richieste del Ministero della Cultura. Nel merito del provvedimento Ugolini ha rilevato: «Resta una visione “sviluppista” su infrastrutture, promuovendo grandi opere pubbliche in modo indiscriminato senza tenere conto degli indirizzi europei sulla transizione ecologica, e  sull’entroterra, con un potenziale consumo del suolo, in contrasto con le comunicazioni della Commissione sulla Strategia del suolo della Ue del 17 novembre scorso».

Luca Garibaldi (Pd-Articolo Uno) ha iniziato l’illustrazione della relazione di minoranza (che proseguirà nel pomeriggio, ndr) criticando la linea politica e l’orizzonte del Piano. Il consigliere ha evidenziato la necessità di coordinare il PTR con il Piano Paesaggistico regionale ricordando che molti Comuni non hanno ancora adottato il Puc mentre la Regione ha dato in carico anche l’elaborazione del Piano sui servizi e le infrastrutture (PSI): «Si poteva – ha detto – anticipare il PTR e poi adeguare successivamente gli altri strumenti urbanistici». Rispetto all’iter del Piano, Garibaldi dopo avere convenuto sulle oggettive difficoltà provocate dalla pandemia, ha rilevato che alcune riflessioni collegate all’emergenza non sono contenute nel piano strategico e negli indirizzi politici del progetto. «La Liguria – ha aggiunto – è una sommatoria di crisi fra cui quella demografica, economica, dell’occupazione giovanile e di un modello di sviluppo proposto da questa giunta. Non si vedono nel Piano le linee di azione che si vogliono attuare rispetto alla logistica, al turismo, alla ricerca e all’università». Secondo Garibaldi non viene tenuto conto delle diverse peculiarità del territorio e non vengono sviluppate interconnessioni fra aree differenti.