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Non sono solo canzonette. L’altro ieri all’inaugurazione del 73esimo Festival della canzone italiana è arrivato, per la prima volta nella storia del Sanremo canoro e della stessa città dei fiori e del Casinò tra i più noti d’Europa, addirittura il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella. La più alta carica dello Stato, lui in persona, non era mai venuto a Sanremo, non un sosia o un cartonato, proprio lui accompagnato dalla figlia Laura. Un colpo di scena, un blitz. Nessuno se lo aspettava, ha colto tutti di sorpresa anche ai piani alti (non in quelli altissimi) della stessa Rai. Un giallo del diabolico Bruno Vespa o l’ennesimo scoop (per gli avversari “colpaccio”) di Lucio Presta, il super manager del 4 volte presentatore-direttore artistico-patron “faccio tutto io alla Pippo Baudo” di Ama-Amadeus? Presta, l’uomo, l’organizzatore capace meglio di tutti gli altri di sapersi muovere nel delicatissimo e complicato mondo di cristallo dello spettacolo, della politica, del business stellare, in grado di scritturare mostri sacri come Benigni. Ieri, come si chiacchera e si giura soprattutto a Roma, il capolavoro: come ha fatto Presta a convincere e portare al Festival, anche per poche ore, per ricordare ed onorare la Costituzione, per una “toccata e fuga” storica il Presidente Mattarella nella città di “Volare”, dei sanremesi, del sindaco Biancheri e, musicalmente parlando, di Domenico Modugno? Sino a ieri “mission impossible” visto anche cosa sta soffrendo il mondo, le guerre, una vicinissima, il terribile terremoto in Turchia e Siria, le migliaia di morti e feriti, corpi straziati che aumentano ogni giorno paurosamente, vergognosamente, donne, uomini, bambini, giovani, anziani. Chi vivrà, vedrà, capirà, saprà…Comunque, grazie per la visita Presidente.

Guardando alla storia del Festival, altra data fondamentale dopo l’inizio, nel 1951, grazie ai pionieri Nilla Pizzi, Achille Togliani, il Duo Fasano, il maestro Cinico Angelini, Nunzio Filogamo, le dirette radio alle 22.30 circa, altra data importantissima è quella del Festival 1955. “La Radio – ricorda il nostro prezioso compagno di viaggio Alfredo Moreschi, insostituibile fotoreporter prima della Eiar e poi della Rai dall’inizio del Festival sino a pochi anni fa, quando è andato in pensione – nel 1955 infatti, ha alzato bandiera bianca ed ha lasciato il posto alla televisione. Da quel momento il Festival ha fatto un impressionante balzo in avanti, la televisione è diventata di colpo l’oggetto del desiderio di ogni italiano, da acquistare prima possibile, come l’auto, la moto, sia per lavoro, per compagnia, per essere informati”. Diciamolo, anche per status symbol: Quando in onda andavano il Festival o i quiz di Mike Bongiorno, Gigi Riva e company, tre quarti di italiani erano seduti tutti davanti alla tv, in casa propria, tra amici o nei bar. Le strade, di colpo, diventavano deserte. Da non credere. Il Sanremo del primo anno della tv lo vince la canzone “Buongiorno tristezza“, interpretata da Tullio Pane.

“Doveva cantarla anche Claudio Villa – ricorda Moreschi, bravissimo fotografo, figlio d’arte, scrittore, giornalista, mente storica di Sanremo – ma il “reuccio” non poté salire sul palco perché influenzato, costretto a letto dalla febbre. Si registrò così il primo play back, al suo posto venne messo un grammofono inquadrato dalle telecamere ed il pubblico, in sala, invece che dal vivo sentì su disco la voce ed il canto di Claudio Villa”. Un successo. Al secondo posto si classificò la canzone “Il Torrente”, al terzo “Canto nella valle” interpretata da Natalino Otto. Claudio Villa fa il bis anche due anni dopo, nel 1957, vincendo in coppia con Nunzio Gallo con la canzone “Corde della mia chitarra”. In televisione, sempre e rigorosamente in bianco e nero. Altri tempi…le canzoni del Festival però allora quasi tutte già la mattina dopo venivano fischiettate per le strade, ovunque, rimanevano impresse, facevano breccia. Oggi non più!