Con un comunicato riportato qui di seguito la CGIL Imperia interviene sulle affermazioni del vescovo di Ventimiglia-Sanremo, Mons. Antonio Suetta:

“La CGIL di Imperia, stigmatizza le affermazioni del vescovo Suetta pubblicate lo scorso 8 giugno 2020 sui quotidiani on line: affermazioni con le quali egli primarichiama con forza e determinazione il valore del rispetto della dignità di ogni uomo e condanna ogni gesto o atto di discriminazione e violenza verso chi si trovi a vivere una peculiare condizione, poi cita una nota delle Congregazione della dottrina della fede del 1986 nella quale si affermava che “la dignità propria di ogni persona dev’essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni ma che nessuna dignità dovrebbe essere riconosciuta alla condizione omosessuale in quanto ”disordinata”.

Ebbene, tale posizione è, spiace farlo notare, totalmente illegittima e poco consona al ruolo che il Vescovo ricopre; inoltre è del tutto lontana dalle affermazioni e dalle aperture che Papa Francesco sta, da molti anni, portando avanti.

La CGIL rammenta al Vescovo Suetta che i tempi della santa inquisizione sono finiti, e che la Chiesa deve rispettare le leggi dello stato italiano.

La posizione del vescovo Suetta a ben vedere, contrasta completamente con l’art.3 della Costituzione italiana che, lo scriviamo in modo che Egli lo ricordi meglio, cita testualmente:

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”

La proposta di legge che il Vescovo contesta e della quale ha, evidentemente, molta paura va proprio nel senso indicato dall’art.3 della Costituzione. Vogliamo forse affermare che i padri costituenti, quando scrissero quelle meravigliose parole, intendessero “quasi” tutti i cittadini? Certo che no.

La Camera del Lavoro di Imperia si oppone con fermezza alle gravi affermazioni del vescovo che ritiene che “La legislazione proposta inciderebbe ancora più gravemente su questioni concernenti la gestione di enti ecclesiastici o di ispirazione cristiana (come, ad esempio, la possibilità di licenziare dipendenti dei predetti enti che tengano nella vita privata un comportamento non conforme alla dottrina)”.

Una affermazione che oltre a andare contro l’art.3 della Costituzione, dimostra come certa chiesa non abbia neppure idea del significato di “diritto al lavoro”: lo invitiamo a studiare con cura, prima anche solo di pensare a licenziare un lavoratore, un’altra legge fondamentale dello stato italiano, lo Statuto dei lavoratori, Legge 20 maggio 1970, n. 300 la quale al TITOLO I “Della libertà e dignità del lavoratore” Art. 1. Libertà di opinione, cita testualmente:

“I lavoratori, senza distinzione di opinioni politiche, sindacali e di fede religiosa, hanno diritto, nei luoghi dove prestano la loro opera, di manifestare liberamente il proprio pensiero, nel rispetto dei principi della Costituzione e delle norme della presente legge” e l’art. 8 Divieto di indagini sulle opinioni, aggiunge:

È fatto divieto al datore di lavoro, ai fini dell’assunzione, come nel corso dello svolgimento del rapporto di lavoro, di effettuare indagini, anche a mezzo di terzi, sulle opinioni politiche, religiose o sindacali del lavoratore, nonché su fatti non rilevanti ai fini della valutazione dell’attitudine professionale del lavoratore.

L’orientamento sessuale è un fatto del tutto irrilevante a i fini del lavoro, sia chiaro, per cui chi licenzia per questo motivo è contro legge e viola la privacy del lavoratore stesso.

Se ne faccia una ragione il vescovo Suetta, il tempo passa e le cose cambiano e, fortunatamente, anche la Chiesa cambia; anche se sembra che qualcuno non se ne sia accorto. E infine, forse un cristiano non può sottrarsi al dovere di proclamare la verità conosciuta e in ogni situazione non deve dimenticare che ‘bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini’, ma un cittadino italiano, cristiano o meno, deve, ubbidire alla Costituzione e alle leggi italiane”.