primo maggio festa dei lavoratori

1° maggio, Festa del Lavoro. Così si legge nei calendari. Giorno di festa per i lavoratori come Natale, Pasqua, Ferragosto. Il 1° maggio 2023, però, non è stato così. Per tanti, troppi, è stato un giorno molesto, vecchio, sconfortante. La Festa, purtroppo, è finita. Bruciata da anni di promesse mai mantenute? Che fine ha fatto il consiglio del fondatore della Dc, Alcide De Gasperi, ai futuri presidenti della Repubblica e dei Ministri pronunciato il secolo scorso? Era chiaro, preciso: “Cercate di promettere un po’ meno di quello che pensate di realizzare nel caso vinciate le elezioni”! 

Tre giorni fa lo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, davanti a decine di imprenditori, maestranze, industriali, super manager di aziende con ricavi e stipendi stratosferici (immorali?) di decine di milioni, ha posto e si è posto il problema ed una domanda: “Nel primo articolo, dei 139 della Costituzione, c’è scritto che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. In questi 75 anni abbiamo adempiuto appieno a questo precetto? Sono state messe in campo tutte le condizioni necessarie per rendere effettivo per tutti il diritto al lavoro? Legalità e sicurezza sui posti di lavoro dallo sfruttamento minorile alle morti bianche? Non arrendiamoci al lavoro povero che ostacola esistenze decenti. Basta precariato”! Sarà sufficiente questa volta? Qualcuno ascolterà davvero, arriveranno risposte, giustizia, soluzioni o come sempre, per dirla in termini sportivi e non rischiare querele facili, altri saranno sempre prontissimi a calciare il pallone in tribuna? 

Secondo sondaggi qualificati di questi giorni il 1° maggio ha poco da festeggiare. La maggioranza degli intervistati ha dichiarato seccamente: “Il lavoro non è più un diritto”. Tragico. A torto o a ragione sulla stessa onda, anche se non hanno ancora giustamente alzato bandiera bianca, sindacati, Landini (Cgil), Bombardieri (Uil), Sbarra (Cisl), partiti d’opposizione, famiglie, disoccupati, giovani in cerca di lavoro. L’ex presidente della Camera, Roberto Fico, nel commentare certe scelte della maggioranza di centro destra e la decisione di fissare un Consiglio dei ministri straordinario proprio il 1° maggio ha definito “disumano questo esecutivo sulle questioni sociali. Dovrebbe toccare gli extra utili miliardari di chi evade. Per ideologia chi governa ce l’ha con i più deboli. Il Cdm il 1° maggio è provocatorio”.

Anche la chiesa, con monsignor Giancarlo Maria Bregantini, responsabile Welfare per la Cei, ha bacchettato il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Il governo delude, serve il lavoro degno”. Che fine hanno fatto i principi e le dichiarazioni dell’ex Presidente della Repubblica e membro dell’Assemblea Costituente Luigi Einaudi: “Lo Stato moderno ha come primo compito di non creare disoccupazione e miseria”. Tutto dimenticato. Parole al vento? Oggi in parlamento, come ieri (o forse più?), si gioca con le cose serie. Su fatti gravi come cadere numericamente sull’approvazione di pratiche fondamentali come l’approvazione del Def a causa dell’assenza al voto della maggioranza e prendere i dovuti provvedimenti, si preferisce minimizzare, chiudere un occhio, fare spallucce. Decine di onorevoli parlamentari, infatti, non c’erano “Per shopping, per il ponte festivo del 25 aprile, perché al rientro dalle vacanze c’era la coda sulle strade, pensavano di arrivare in tempo, invece…” O altre scuse puerili come “ero al gabinetto non ho sentito il campanello, avevo una visita medica” dei vari Paolo Barelli, (capo gruppo FI), Tommaso Foti (idem) ed altri onorevoli senatori. Che dire poi della deputata Catia Polidori che ha chiesto un risarcimento di 700 euro “per aver dovuto annullare il ponte del 1° maggio”? Da non credere visto i lauti stipendi mensili, portaborse, somme aggiuntive, alloggio, aereo, treni, benzina, ecc. Idem per la Presidente Giorgia Meloni per la sua vacanza flash familiare a Londra (lei, compagno, figlioletta, forse anche il cognato e ministro Lollobrigida)? Il povero Landini in questi giorni, novello don Chisciotte, nei talk annacquati della Rai, del Biscione e di chi comanda, rischia l’infarto.

Lapidario. In un’intervista a Il Sole 24 Ore il giudizio di Giuseppe Conte (presidente M5S) sul Dl. La decisione di convocare il Consiglio dei ministri e legiferare proprio il 1° maggio: “Ma che Festa del Lavoro! Il governo Meloni fa la festa ai lavoratori”. Il Presidente Meloni: “Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana” cosa dovrebbe rispondere ai 120mila italiani, giovani, ragazzi e ragazze, molti anche laureati 30 e lode, che ogni anno sono costretti a lasciare l’Italia, andare all’estero a cercare lavoro, fortuna, come i tanti immigrati africani, asiatici, dell’est Europa che arrivano da noi rischiando la vita in mare? Cosa risponde alle loro madri, alle loro famiglie, addolorate nel vederli partire migranti. Nulla è cambiato dai primi del 900? Non si pensa mai che per ogni persona che parte, c’è chi rimane, soffre, perde dei pezzi di vita pensando: ne varrà la pena? Troveranno la loro strada? Perché costretti a lasciare la loro Patria? Torneranno…