il faro delle orche
Immagine tratta da "Il faro delle orche"

Commozione e applausi per il film Il sole dentro alla serata inaugurale del Ponente International Film Festival, in cui il sindaco di Bordighera Vittorio Ingenito ha anche consegnato una Targa allo scenografo Giuliano Pannuti, “architetto del cinema”, “per la creatività e l’eleganza con cui realizza le sue opere d’arte scenografica”. Suo l’imaginifico mondo dove si svolge la storia de Il sole dentro, che Pannuti, scenografo per i più importanti registi (su tutti, Pupi Avati e Carlo Verdone), ha definito domenica sera, di fronte alla platea del cinema Zeni, “più che un film, un’opera, in cui tutti si sono impegnati con amore”, in dialogo con Anna Scotton. Intanto, prosegue con successo la programmazione del Piff. Martedì, terza giornata con un ricco calendario di proiezioni: la mattina ci si tufferà in mare aperto insieme ai giganti del mare con Il faro delle orche; nel pomeriggio, la voce di Toni Servillo guiderà gli spettatori alla scoperta del corto d’animazione L’uomo che piantava gli alberi, mentre più tardi ci si immergerà nel Profondo blu. Ospiti della giornata, la biologa Manuela Galli e il giornalista Giancarlo Pignatta.

Ecco, nel dettaglio, il programma di martedì 30 novembre. La mattina si tornerà al Cinema Olimpia, dalle 10,30, per l’intervento della dottoressa Manuela Galli, biologa marina. A seguire, dalle 11 alle 13 Il faro delle orche (Argentina/Spagna 2016, 110’): storia vera del viaggio dalla Spagna fino alla Patagonia di Lola e del piccolo Tristan in cui i veri protagonisti sono questi esemplari di giganti del mare dalla livrea tanto elegante e raffinata da sembrare un abito da sera. La giornata proseguirà al Cinema Zeni: alle 18, la presentazione degli spot promozionali della Regione Liguria: una Regione per ogni stagione, introdurrà La storia del palmeto storico a cura di Giancarlo Pignatta (presidentedelegato sezione Ponente ligure Italia Nostra), giornalista, presidente della Compagnia d’a’ Pàrmura impegnato in molte attività culturali per la città: un angolo prezioso, un piccolo paradiso botanico per le piante che hanno dato lustro e fama alla città di Bordighera, nota nel mondo come la Città delle Palme. A seguire, alle 19,30 L’uomo che piantava gli alberi (Franca/Canada 1988, 30’), la storia vera di Elzéard Bouffier, solitario pastore che, agli inizi del Novecento, sulle montagne del sud della Francia dove si era ritirato, inizia un segreto rimboschimento, piantando col suo bastone appuntito migliaia di ghiande. Infine, alle 21, il documentario Profondo Blu (Gran Bretagna 2020, 90’).

Il faro delle orche

Titolo originale: El faro de las orcas

Regia: Gerardo Olivares

Cast: Marinel Verdù, Joaquin Furriel, Joaquin Rapalini, Ana Celentano, Ciro Mirò

Produzione: Spagna, Argentina, 2016

Durata: 110’

Genere: drammatico

Si affida molto al fascino selvaggio dei luoghi e delle scenografie, Il faro delle orche, ultimo capitolo della trilogia del regista Gerardo Olivares sul rapporto uomo – natura, iniziata con l’inedito Entrelobos, del 2010, e proseguita con Abel, il figlio del vento del 2015. Una storia che parte dall’incontro tra tre sensibilità particolari che si ritrovano trasformate dal contatto reciproco, in equilibrio tra il dramma sentimentale, con il progressivo avvicinamento tra i due adulti, diversamente colpiti da una perdita affettiva, il racconto sincero della disabilità, e la voglia di rappresentare il fascino avventuroso di un mondo incontaminato, il tutto racchiuso nel contenitore del film per famiglie, seppure distante dal buonismo che caratterizza molte produzioni analoghe. Ne è prova l’intelligente finale, capace di emozionare senza eludere quel realismo che l’opera mantiene per tutti i suoi 110 minuti, in cui i protagonisti restano sempre credibili, seppure nei loro stereotipi. Peto, guardiano di un faro nell’estremo sud della Patagonia vive in completa solitudine, apparentemente felice. A fargli compagnia, oltre all’amato cavallo bianco e una macchina fotografica, le orche che vivono nella baia, con le quali intrattiene un particolare rapporto di empatia. Lola, madre di Tristan, affetto da autismo, parte con lui da Madrid proprio per conoscere quell’uomo, che forse potrebbe aiutarla ad alleviare i disagi del figlio. Il bambino, infatti, ha provato la sua prima reazione di gioia dopo aver visto un documentario del National Geographic in cui lo sconosciuto accarezzava le orche. Quando madre e figlio si presentano alla sua porta, Peto è inizialmente infastidito, nella convinzione che quei luoghi inospitali siano inadatti a gente di città, in particolare a un piccolo disabile. Le sue resistenze vengono superate quando riesce a stabilire una singolare forma di connessione con Tristan, da subito affascinato dallo spettacolo delle orche e dal rapporto che l’uomo ha stabilito con loro. Forse, quel viaggio dalla Spagna all’Argentina, in nome dell’amore e della speranza non è stato del tutto inutile.

L’uomo che piantava gli alberi

Titolo originale: L’Homme qui plantait des arbres

Regia: Frédéric Back

Produzione: Canada, 1987

Genere: animazione

Durata: 30’

La tenera e affascinante storia vera di un uomo che, con le sue sole forze, ha restituito la vita a un’intera regione, disabitata e sferzata dal vento. Elzéard Bouffier era un solitario pastore che, agli inizi del Novecento, sulle montagne del sud della Francia dove si era ritirato, iniziò un segreto rimboschimento, piantando col suo bastone appuntito migliaia di ghiande. Cento al giorno. La dimostrazione concreta eppure fantastica che gli esseri umani, anche in periodi di guerre e distruzioni, sono capaci di restituire speranza anche con i gesti più semplici. Un cortometraggio di animazione, della durata di mezz’ora ma realizzato in cinque anni di lavoro, che colpisce subito per la sua grafica particolare e innovativa e la sorprendente attualità, malgrado sia stato prodotto oltre un trentennio fa. Un toccante inno alla vita, alla determinazione che può tutto, se ispirata dal desiderio di diventare il cambiamento che ciascuno, nel suo piccolo, può operare nel mondo. Tratto dall’omonimo libro di Jean Giono, pubblicato nel 1953, L’uomo che piantava gli alberi ha vinto il premio Oscar per il migliore cortometraggio d’animazione nel 1988. Solo vent’anni più tardi è uscito anche in Italia con la voce di Toni Servillo come narratore. Nella versione originale, in francese, la voce narrante è dì Philippe Noiret. Stupenda la colonna sonora, ad opera di Normand Roger con la collaborazione di Denis L. Chartrand, cui si alternano i suoni della natura. Nel finale sembra che tutte le creature intonino un canto gioioso, denso di poesia e di speranza. Il regista, Frédéric Back, francese naturalizzato canadese, era vegetariano e animalista. Lo raccontano come un uomo timido ma tenace, che per sostenere le proprie idee non si è limitato a fare bei film, ma ha tenuto conferenze e partecipato a manifestazioni, contribuendo, tra l’altro, a fondare la Società del Quebec per la Difesa degli Animali. Morto a Montreal la vigilia di Natale del 2013, ad 89 anni, era un’idealista e ripeteva costantemente che faceva film per ispirare le persone, per “aiutare il nostro fragile pianeta in un momento di grande bisogno”. E ancora: “Credo che uno vorrebbe avere più talento quando gli capita di lottare per cause importanti, per la bellezza… perché è la qualità del lavoro che migliora il messaggio”.

Profondo blu

Titolo originale: Deep blue

Regia: Andy Byatt, Alastair Fothergill

Produzione: Regno Unito, Germania, 2003

Durata: 90′

Genere: documentario

Il nostro è un pianeta azzurro. Ecco il filo conduttore di un documentario immaginifico, nato con l’intento dicondurre gli spettatori in un viaggio che inizia dal volto familiare dell’oceano, la spiaggia, per poi portarli lontano, e ancora più lontano nell’immenso blu, giù nell’oceano profondo e ignoto, per far comprendere che il nostro non è un pianeta fatto solo di terra, ma soprattutto d’acqua. Un’opera che tocca il cuore e fa sgranare gli occhi con le sue immagini strabilianti eppure così reali perché descrivono il magico luogo in cui abbiamo la fortuna di vivere. Le distese infinite e silenziose della natura come il mare e il suo “contrario”, il deserto, colpiscono la fantasia perché scrigni infiniti di segreti, grandi e piccoli. In un sorprendente parallelismo con il corpo umano, il 70% del globo è coperto e composto dall’acqua. Un universo sommerso fatto di suoni, potenti o impercettibili, colori sgargianti o delicati, e soprattutto creature di ogni forma e grandezza impegnate in una perenne lotta per la vita. La visione di quest’opera, realizzata dalla Bbc Natural History Unit, offre la possibilità di scoprire quanto ci sia di stupefacente in luoghi che solo pochi coraggiosi hanno la fortuna di osservare da vicino. Ispirandosi al bellissimo Atlantis di Luc Besson, ciò che scorre sullo schermo cattura con la sua magia reale, fatta di momenti teneri e battaglie, sprazzi di violenza e lampi luminosi di poesia. Già lascia a bocca aperta la Ouverture iniziale, in cui si fondono le note con le onde in continuo movimento, a tratti sontuoso, a tratti calmo, in armonia con la musica. E intorno, delfini che sembrano cavalcare i flutti come acquatiche Valchirie, orche che conducono il loro spietato balletto di morte con le foche, creature dall’aspetto alieno negli inferi della fossa delle Marianne. Profondità vicina al centro della terra, popolata da esseri che accendono il buio con mille, incredibili luci. Forse proprio dal loro aspetto spaventoso e nello stesso tempo stupefacente ha preso ispirazione qualche film di fantascienza. Imprescindibile la colonna sonora originale, composta da George Fenton ed eseguita dall’Orchestra Filarmonica di Berlino. Il commento fuoricampo, per certi versi superfluo, è affidato nella versione inglese all’attore irlandese Sir Michael Gambon, in quella americana all’affascinante Pierce Brosnan, e in quella italiana a Roberta Paladini, doppiatrice di Jodie Foster, Demi Moore, Jane Seymour, Rosanna Arquette e Michelle Pfeiffer.

Gli ospiti di martedì 30 novembre sono la biologa marina Manuela Galli e il giornalista Giancarlo Pignatta.

Manuela Galli. nata a Sanremo l’1 agosto del 1975, si laurea a Genova in Scienze Matematiche e Naturali. Dopo la laurea lavora come biologa marina nei villaggi turistici delle Maldive e Zanzibar. Nel 2006 si trasferisce a Sharm El Sheick con il ruolo di istruttrice subacquea, insegnando biologia marina a coloro che praticano quello sport affascinante nei fondali più incantevoli del mondo. Nel 2016 ritorna nella sua Sanremo, dove lavora in vari Musei della provincia. Presta anche la sua opera al Museo Oceanografico di Montecarlo, collaborando come volontaria. Attualmente insegna matematica e scienze alle medie. Tra le sue passioni, un grande amore per gli animali.

Giancarlo Pignatta, “un bordigotto di ritorno”. Macchinista navale, a 17 anni infatti lascia Bordighera per il mare aperto. Dopo sei anni di navigazione approda a Torino dove, avendo superato una selezione, viene assunto al Centro di Produzione Rai del capoluogo piemontese. Giornalista pubblicista, ritorna a Bordighera da pensionato, dopo quarant’anni di emigrazione. Aderisce al Risveglio Bordigotto, ideando e curando, in qualità di direttore il periodico di quell’associazione: “Paize Autu”. Dopo cinque anni lascia quella direzione per animare, assieme ad altri amici, una nuova iniziativa: una realtà di Cittadinanza Attiva denominata “BordigherAltra”, che riscuote subito un vivo interesse. Aderisce al Genoa club di Bordighera. Partecipa agli appuntamenti del gruppo di lettura di Fabio Ballauco. Recita nella Compagnia Stabile “Città di Bordighera”, del compianto fratello Antonio. Assieme alle famiglie dei “Parmurà” e delle intrecciatrici di “Parmureli” ha fondato “A Cumpagnia d’à Parmura”. A partire dal primo gennaio 2013 aderisce alla proposta di Bordighera.net di curare una rubrica periodica che si intitola “Società Civile”.

Ingresso gratuito con green pass obbligatorio.