Meglio non scherzare con le norme contenute nel Decreto anti-diffusione del Covid-19.
Chi viola le regole rischia conseguenze penali molto gravi, anzi gravissime in particolare per chi presenta i sintomi del contagio, non si autodenuncia, non si mette in quarantena e rischia così un processo per lesioni o tentate lesioni volontarie, oltre alla violazione dei provvedimenti delle autorità competenti.
Lo scenario potrebbe drammaticamente peggiorare se ‘l’untore consapevole‘ uscisse di casa e contaminasse qualche soggetto a rischio causandone il decesso: la pena salirebbe a 21 anni di carcere per omicidio doloso. Ad un processo penale non potrebbe sottrarsi nemmeno chi ha avuto contatti con persone positive al virus e ne è consapevole ma continua ad avere una vita sociale e rapporti con altre persone in qualsiasi ambito.
Ancora peggio per chi è positivo consapevole e non lo dichiara, continuando a frequentare persone: i reati a suo carico vanno dal tentativo di lesioni oppure di omicidio volontario se si viene a contatto con soggetti fragili o a rischio fino all’omicidio volontario se da quel comportamento ne deriva la morte. Si tratta in sostanza delle stesse pene cui va incontro un sieropositivo Hiv che continua ad avere rapporti sessuali non protetti e senza che il/la partner ne sia a conoscenza.
Una giurisprudenza si è aperta anche per chi dichiara il falso nell’ormai famosa autocertificazione per poter circolare in barba ai divieti e ai limiti imposti. Chi lo fa va incontro al reato di falsa attestazione a un pubblico ufficiale: la pena va da uno a sei anni di reclusione ed è anche previsto l’arresto facoltativo in flagranza e la procedibilità è d’ufficio.
Ricordiamo infine che il Codice Penale punisce con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a 206 euro chi viola i provvedimenti che vietano di spostarsi senza un valido motivo.