Ordinanza 'anti-slot' davvero in aiuto al contrasto alla ludopatia? Il parere medico
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L’ordinanza emessa dal sindaco di Ventimiglia Enrico Ioculano, soprannominata “anti-slot” continua a far discutere l’intera Provincia.

Il provvedimento limita notevolmente l’accensione delle macchinette all’interno degli esercizi commerciali come bar e tabacchini dalle 7 del mattino alle 7 di sera.

Il primo cittadino della città di confine ha spiegato che la ragione per cui ha deciso di emettere un’ordinanza di questo tipo è quella di tutelare le fasce più deboli, contrastando il pericoloso fenomeno della ludopatia, ponendo al centro la salute e il benessere dei cittadini.

Ma tanti sono i pareri discordanti perché da una parte, la scelta di Ioculano è sostenuta da molte persone, da una buona parte dell’opinione pubblica e anche da altri Comuni, ma dall’altra il provvedimento ha scatenato le proteste della Federazione Italiana Tabaccai, che dopo l’emissione dell’ordinanza, sostiene di aver avuto notevoli danni in termini economici e lavorativi.

La domanda è quindi spontanea, può un’ordinanza di questo tipo può effettivamente essere utile a contrastare la ludopatia?

Oggi Riviera Time ha deciso di ascoltare il parere medico del Dr. Giancarlo Ardissone, Direttore del dipartimento integrato di Salute Mentale e Dipendenze dell’Asl 1.

Come sottolineato dal Dr. Ardissone, il triste fenomeno della ludopatia c’è sempre stato e il gioco è fondamentale per ogni essere umano ma deve essere contenuto in un determinato tipo di comportamento e alcune situazioni particolari il giocatore diventa patologico.

“All’inizio si pensava che il Casinò contribuisse all’aumento del fenomeno, ma abbiamo visto che il Casinò non genera il giocatore d’azzardo che è in cura. – spiega Ardissone – Negli ultimi tempi il trend è sempre in aumento e attualmente in provincia di Imperia sono circa 40 i pazienti curati. Non sono grandissimi numeri ma è la parte dell’iceberg perché prima di venire in cura ci si impiega molto. Oggi la barriera che teneva lontana dai servizi credo che sia stata superata molte volte si attiva anche la famiglia”. Chi soffre di questa problematica infatti, non è consapevole di essere malato e non attribuiscono al loro comportamento dei connotati patologici.

Ai nostri microfoni il Dr. Ardissone ha spiegato che la dipendenza in generale, sia da sostanza che dai comportamenti è basata su due grossi fattori: la fragilità della persona e la disponibilità dell’accesso al comportamento inadeguato: “Adesso le possibilità di giocare sono nei luoghi più disparati, dai bar ad addirittura il computer di casa nostra. Il discorso di limitare o addirittura abolire la presenza di situazioni che possono attrarre è sicuramente una cosa estremamente utile per la persona”.

Il meccanismo per cui una persona gioca viene attivato dallo stimolo: “Se non ci si pensa, non si ha la possibilità di attivare il comportamento. Ma se si entra in un luogo dove ci sono le possibilità, automaticamente quell’immagine attiva immediatamente lo stimolo nelle persone che ne soffrono. Se si diminuisce la presenza degli stimoli è sicuramente una cosa che va in aiuto alle persone“.

Molti avanzano la critica per cui anche diminuendo la disponibilità del gioco nei locali, la persona patologica andrà a ricercarlo altrove come ad esempio online: “Diminuire è già un vantaggio. Per quanto riguarda il gioco online ci si deve attivare appositamente e cercare un certo tipo di informazione, è molto facile ma bisogna attivarsi. Ma se invece si entra in un negozio e si vedono le macchinette, questo genera anche una comunicazione distorta come se questa fosse la normalità“.