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È iniziata in questi giorni la raccolta delle olive in Liguria. Dopo una stagione olivicola eccezionale, quella del 2020/21, nell’imperiese gli agricoltori si trovano a fare i conti con un’annata di scarica, aggravata da siccità, parassiti e un fenomeno preoccupante di caduta delle olive, la cosiddetta “cascola”. Sebbene la qualità resti alta – la mosca olearia sembra aver dato una piccola tregua -, la produzione di olio ligure sarà molto bassa, ben al di sotto di un normale calo fisiologico.

Difficile comprenderne appieno le cause, nonostante le analisi sui frutti: “Abbiamo avuto una cascola delle olive molto alta – spiega Stefano Roggerone, presidente di Cia Imperia. – Abbiamo fatto molti prelievi con i nostri tecnici ma non abbiamo ancora dei risultati completi. Pensiamo che ci siano vari fattori che hanno contribuito a questo”.

Per fare chiarezza, si chiede a gran voce un tavolo di lavoro con Regione Liguria: “È necessario mettere insieme tutti gli istituti di ricerca liguri e avere la collaborazione delle associazioni di categoria – afferma Roggerone. – Credo sia importante creare insieme un percorso di studio, di ricerca, per combattere le varie patologie che ci stanno aggredendo”.

Il tavolo servirà anche per avere un supporto in questo periodo di transizione a un’agricoltura sempre più sostenibile, dopo la messa al bando di alcuni principi attivi da parte della Commissione europea (è il caso del dimetoato, prodotto insetticida utilizzato per anni contro l’infestazione della mosca olearia).

“Si sente parlare molto di green, noi siamo i primi a essere favorevoli ad una transizione green. È chiaro che questo ha dei costi che non possono gravare soltanto sugli agricoltori, e necessita di ricerca. Non si può non avere altri prodotti biologici, meno impattanti, che possano sostituire quelli vietati”.

Se quest’anno la stagione olivicola ormai si può considerare ‘andata’, un serio impegno sulla ricerca servirà per affrontare, già da ora, quella del prossimo anno.