castagne

Dalla Gabbiana in Val Bormida alla Brodasca in Val di Vara fino ai più conosciuti marroni: nei boschi liguri è iniziata l’autunnale ricerca delle castagne, per le quali, la stagione poco favorevole rischia di condizionarne la quantità ma non la qualità, mentre avrà un peso rilevante l’annullamento di fiere e sagre a tema a causa dell’emergenza sanitaria in corso.

Il castagneto in Liguria, costituisce circa il 30% del territorio boschivo regionale, specie arborea molto diffusa che ha sostituito parte dei boschi misti di querce e di faggio, caratterizzando usi e costumi locali. La castagna ligure, dopo aver rischiato la scomparsa nelle stagioni passate a causa dell’attacco del cinipide galligeno del castagno (vespina cinese), sta riprendendo, non senza difficoltà, il suo protagonismo, anche se pesa l’andamento del clima e le razzie degli animali selvatici, su questo frutto simbolo dell’autunno, ricco di sostanze nutritive, tanto da essere considerate alimento completo grazie al suo apporto di zuccheri, proteine, vitamine e sali minerali.

A livello nazionale la produzione di castagne Made in Italy, superando i 35 milioni di chilogrammi, è in crescita rispetto alle passate stagioni, e conferma la qualità che distingue le produzioni tricolore. Inoltre l’abbassamento delle temperature sta favorendo un aumento dei consumi da parte delle famiglie italiane, anche se si fa sentire la mancanza delle tante sagre e eventi locali che si svolgono in questo periodo. Nella tradizione alimentare ligure le castagne vengono consumate in diversi modi: arrosto, essiccate nei tecci, lesse o ancora cotte in latte e zucchero, mentre con la pregiata farina che se ne ricava si può preparare il locale castagnaccio, oltre a trofie e tagliatelle da condire con sughi di noci, funghi e con l’intramontabile pesto alla genovese ottenuto con solo Basilico Genovese DOP.

“Questo frutto è stato, fin dai tempi antichi, alla base dell’alimentazione della Liguria dell’entroterra – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – valorizzare e tutelare il settore, può rappresentare un’importante rilancio delle zone montane, oltre che recupero di cultura locale. Sono indispensabili più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia, in modo da evitare che diventino tutte, incredibilmente, tricolori. Alto è, infatti, il rischio di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere provenienti soprattutto da Portogallo, Turchia, Spagna e dalla Grecia, considerato che le importazioni nel 2019 sono risultate pari a ben 32,8 milioni di chili di castagne, spesso spacciate per italiane. Ancora peggiore è la situazione dei trasformati, per i quali non vi è l’obbligo di etichettatura di origine e per le farine di castagne che, non avendo un codice doganale specifico, non è neppure dato a sapersi quante ne vengano importate. Per questo, e per le mancate occasioni di valorizzazione delle nostre castagne a causa dell’annullamento di sagre e fiere dedicate, il nostro invito è di scegliere di acquistare sempre, castagne locali, dando così un sostegno concreto all’economia del territorio e un forte segnale di attenzione alla tutela dell’ambiente e del paesaggio, oltre che per essere sicuri della loro genuinità e qualità. L’acquisto di un alimento direttamente dal produttore in azienda o presso i mercati di Campagna Amica Liguria è infine un’occasione per conoscere non solo il prodotto in sé, ma anche la storia, la cultura e le tradizione di chi ha contribuito a conservare un patrimonio che spesso non ha nulla da invidiare alle bellezze artistiche e naturali del nostro Paese”.