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“È una condizione inverosimile, un anno fa quando è scattato il primo lockdown mai avrei pensato che dopo un anno saremmo stati ancora in questa situazione e come me nessuno avrebbe immaginato uno scenario simile”.

Alberto Biancheri pochi giorni prima del Festival più tormentato della storia, ripercorre con la mente e i ricordi gli ultimi dodici mesi vissuti con il virus.

“È un intero Paese che versa in gravissime difficoltà che si sono accentuate negli ultimi mesi con una situazione che sta diventando insostenibile per le tante attività produttive. Poi, se andiamo a vedere la nostra è una nazione che chiede solo di poter andare a lavorare e lo vediamo quando si è in fascia ‘gialla’ tutto riparte anche se in modo spezzettato, gradualmente e con prudenza”.

“Questo desiderio oggi viene vanificato da questo aumento di contagi proprio nella nostra zona – dice Biancheri – che ci inserisce in fascia arancione con ulteriori provvedimenti restrittivi in particolare verso i più giovani. E allora mi domando: perché? È un’onda pandemica che arriva dalla vicina Francia? Perché dobbiamo avere una situazione di questo tipo e perché subito dopo la frontiera c’è l’area di crisi peggiore di tutte? Cosa è successo? Basta guardare durante le feste di Natale: Monte-Carlo tutto aperto ristoranti e cenoni, Nizza e l’aeroporto che viaggiava con 20/22 voli al giorno durante le vacanze ha raggiunto numeri folli a fine anno, turismo da tutto il mondo e questo probabilmente ha causato un’ondata critica che dalla Costa Azzurra si è poi in parte riversata da noi”.

“Non va dimenticato anche l’aspetto scolastico che per quanto sia giusta l’apertura delle scuole diventa un problema, classi chiuse e in isolamento, scuole chiuse, quarantene. Adesso abbiamo di nuovo le scuole off-limits ma bisogna stare attenti con i contagi in aumento tra i giovani che hanno una grossa responsabilità e devono rispettare le regole, evitare gli assembramenti, nessun festino e pazientare senza mettere a rischio se stessi e gli altri, ad iniziare dai parenti stretti”.

L’unico aspetto positivo è che l’ospedale Covid che è il Borea non è in sofferenza.

“È l’unico motivo per cui non siamo classificati in zona rossa – risponde il Sindaco – a fronte di alti numeri di contagi abbiamo un ospedale che sta reggendo e ringrazio tutti quelli che sono impegnati in quelle strutture. Quei numeri che non crescono anzi leggermente calano ci danno un aiuto importante. C’è ancora gente che dice che questa è solo un’influenza, e lo può anche essere se riferita ad una fascia giovane e forte ma non lo è sopra una certa età e verso soggetti che soffrono già di altre patologie. Oltre i Dpcm, le decisioni della Regione, le ordinanze del Sindaco, sono certo che se tutti rispettiamo le regole, al 90% eliminiamo il rischio di contagio”.

Casinò? Qui parliamo di trecento famiglie – dice Biancheri – ed è lo specchio dell’economia turistica di tutta la città. Fa anche rabbia perché sono il primo a dire che dobbiamo rispettare le regole ma dico anche che quando c’è sicurezza si può lavorare, come succede con il Festival si possono fare certe cose a fronte di rigorosi protocolli sanitari che tutti devono assolutamente rispettare, sennò ci troviamo in situazione come questa”.

“Quello che sta per iniziare è un Festival complesso, difficilissimo da gestire e da far capire a tutti. Anche a me capitano momenti in cui vorrei sbottare come tanti miei concittadini. Avevamo due scelte: farlo o non farlo e io ho deciso di farlo e non solo per il ritorno economico che comunque si traduce in risorse per i sanremesi con eventi turistici, il mantenimento della Sinfonica, servizi sociali e ciò grazie ai soldi che porta il Festival”.

“Il Festival è anche una grandissima promozione – termina il Sindaco di Sanremo – in questi ultimi sette anni è cresciuto il Festival, gli ascolti e le collaterali, con il Festival è cresciuta tutta la città e non solo Sanremo. Quindi farlo è importante per la spinta che può dare in vista della bella stagione ma il Festival serve anche a dare una dimostrazione che le cose si possono fare in sicurezza seguendo dei protocolli. Dev’essere un segnale di ripartenza, la gente chiede solo di poter tornare a lavorare”.