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Credit: Davide Papalini (via wikimedia) - CC BY-SA 3.0

Una premessa: siamo della scuola di San Tommaso, se non vediamo, se non tocchiamo con mano, non scriviamo. Se alla fine però risultasse tutto vero quanto è stato scritto, quanto da stamane si è letto e si è cominciato a dire, a ipotizzare, anche a temere, prima a Genova e poi in tutta la Liguria che la Corte dei Conti e la Guardia di Finanza starebbero indagando sulle spese, sulle carte di credito di assessori delle due giunte regionali, a partire dal 2015 dei presidenti Toti e Burlando, vorrebbe dire che Mani Pulite e Tangentopoli, a 30 anni di distanza, non avrebbero insegnato proprio niente a nessuno. Anzi di male in peggio perché i pubblici amministratori infingardi di quell’epoca infausta, assolutamente da disprezzare, assolutamente da non imitare, miravano in alto, alla luna, non in terra, alla punta delle scarpe. Da non credere.

Era il 17 febbraio 1992 quando a Milano sono esplose Mani Pulite e Tangentopoli. Quando nel suo suo ufficio di presidente del “Pio Albergo Trivulzio”, opera e monumento storico dei milanesi per bene, costruiti ed inaugurati secoli prima, addirittura nel lontano 1771 per ospitare ed assistere le persone disagiate, povere, malate e più tardi anche il benemerito “Orfanotrofio dei Martinitt”, l’equivalente genovese del “Garaventa”, venne arrestato Mario Chiesa, uomo potente del Psi meneghino, amico di Craxi. A far scattare le manette ai polsi fu l’allora Pm. di Milano dott. Di Pietro. Chiesa aveva in tasca ancora una mazzetta presa pochi attimi prima come tangente da un imprenditore. L’Italia delle tangenti venne passata ai raggi x sino al 1994. Le forze dell’ordine dalla Valle d’Aosta alla Sicilia indagarono 2.565. Vennero arrestate centinaia di persone, pezzi da 90, politici, pubblici amministratori, industriali, professionisti, avvocati, portaborse, commercialisti, uomini, donne, gente pulita e gente sporca. Ci furono 40 suicidi, si tolsero la vita personaggi del calibro di Raul Gardini, Sergio Moroni, Gabriele Cagliari. Processi lunghissimi. Scandali inimmaginabili, “affaire Enimont”, tanto per citarne uno. Tangenti e milioni come se piovesse. Sul banco degli imputati molti leader dei partiti di governo di 30 anni fa, da Craxi a Forlani. Dc, Pci, Psi, non si salvò nessuno. Il processo Enimont venne trasmesso in diretta dalla Rai con ascolti record. Gli italiani erano annichiliti, altro che “Milano da bere”. Tutti erano macchiati? Chi più chi meno, difficile era l’impresa di trovare innocenti veri, persone di potere e della politica che non sapessero, che non avessero mai visto o sospettato nulla. Lo stesso Craxi, a sua difesa a chi lo accusava di tangenti aveva ammesso pubblicamente “lo facevano tutti”. Che dire del “giallo” del comunista Primo Greganti legato ad una valigia piena di mazzette milionarie di cui non si è mai riusciti a scoprire chi li avesse dati, chi li avesse portati, trovata dal pool di Mani Pulite nella sede romana del partito comunista, in via delle Botteghe Oscure? Proprio come oggi per l’euroscandalo di Bruxelles, le valige piene di euro del Qatargate, del Marocco in casa di ex politici e faccendieri italiani e non solo.  

Alla fine dei processi di Mani Pulite i condannati furono 1.408. Un primato velenoso di marciume che rivelò un sistema fraudolento e corrotto di collusione tra la politica e l’imprenditoria italiana. Tutti nel fango, la sinistra, il Pci e la Dc, costrette a sciogliersi. Un disastroso naufragio politico, collettivo, etico, morale che portò al crollo della Prima Repubblica, alla scomparsa dei vecchi partiti, alla nascita dei nuovi, alla Seconda Repubblica ed alla speranza che qualcosa sarebbe cambiato.

Illusione? Cosa è successo, cosa sta accadendo a Genova? È stato scritto che alla vigilia di Natale invece che pacchi dono assessori regionali avrebbero ricevuto dalla Corte dei Conti una notifica riguardante spese sostenute dalla Regione nel 2015 e pagate con carte di credito intestate agli assessori sia di centro destra che centro sinistra. Gli interessati a queste indagini sarebbero 18, oltre i due presidenti, l’attuale Giovanni Toti e l’ex Claudio Burlando. I 18, secondo quanto sinora trapelato (dal 2010 al 2015) sarebbero Giovanni Barbagallo, Angelo Berlangieri, Giovanni Boitano, Gabriele Cascino, Renzo Guccinelli, Claudio Montalto, Raffaella Paita, Loredana Rambaudi, Sergio Rossetti, Matteo Rossi ed Enrico Vesco. Dal 2015 al 2020 gli avvisati sarebbero Ilaria Cavo, Gianni Berrino, Giacomo Giampedrone, Stefano Mai, il sottosegretario Edoardo Rixi, Marco Scajola e Sonia Viale.

Vero, falso? Aspettiamo. Ancora una volta ha ragione Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che nel suo romanzo “Il Gattopardo” fa pronunciare a Tancredi, nipote del principe Fabrizio Salina “cambiare tutto per non cambiare niente”?