Giappone, ad ottobre, in prima pagina: per l’acquisizione di Magneti Marelli passata al 100% sotto il controllo di Calsonic Kansey, società quest’ultima, nata l’anno scorso da uno spin-off di Nissan, ma adesso di proprietà del fondo Usa Kkr, la.

La vendita di Magneti Marelli è stata ufficializzata nei giorni scorsi da Fiat Chrysler. Epilogo di un’operazione avviata sin dalla primavera quando era stata resa nota la decisione di separarsi dal settore della componentistica. La nuova società si chiama Magneti Marelli CK Holdings, con sede che rimane nell’hinterland milanese, a Corbetta, con il preciso mandato di salvaguardare la presenza industriale in Italia e la forza lavoro di 10 mila dipendenti distribuiti in 20 stabilimenti.

Operazione da 6,2 miliardi di euro che verrà portata a termine nel primo trimestre 2019 previa approvazione dell’Antitrust.

Vanno così ad unirsi due aziende di grido visto che, insieme, costituiscono un fatturato di 15,3 miliardi di euro, varando così il settimo fornitore indipendente di auto nel mondo e facendo meglio della francese Valeo. E’ la prima operazione dell’era Manley, il successore di Marchionne alla guida di Fca-Chrysler.

Molti analisti sostengono che le risorse di questa operazione porteranno il Gruppo della famiglia Agnelli ad investire su nuovi modelli (elettrici e a guida autonoma). Marelli è stata fondata nel 1919 da Fiat ed Ercole Marelli, azienda passata dal settore delle telecomunicazioni ai sensori per la guida autonoma, ai sistemi di illuminazione occupandosi anche di sospensioni, di freni, di marmitte e di parti del motore. Ha una forza lavoro di 43 mila dipendenti nel mondo, di cui 10 mila in Italia, sparsi in 21 nazioni con 86 fabbriche e 14 Centri di ricerca e nello scorso anno ha registrato un fatturato di 8,7 miliardi di euro.

Nasce, di fatto, una solida piattaforma che punta a diventare un fiore all’occhiello come fornitore automobilistico all’avanguardia, fra l’altro “autorizzata” da varie sigle sindacali, fra cui Uilm, Fim e Ugl Metalmeccanici, mentre Cgil ha definito la cessione “come una vendita dei gioielli di famiglia” e Fiom ha sottolineato che “un pezzo importante dell’industria italiana è stato ceduto”. Barbagallo (Uil) si è limitato a dire che “occorrerà esaminare il piano industriale”. Calenda ha criticato la vendita di Magneti Marelli a stranieri. Per Alberto Bombassei, presidente di Brembo: “Assicura prospettive di sviluppo ad un grande marchio della componentistica italiana”.