Doccia fredda ieri sera al termine della riunione dei ministri dell’Unione Europea sulla riapertura delle frontiere. Non si è riuscita a trovare una linea comune, una data unica per consentire nuovamente il libero transito dei cittadini in ambito UE, e così la tanto auspicata death-line fissata per il 3 giugno non è stata accettata da tutti.

Anzi è solo l’Italia che ha confermato quella scadenza puntando sul fatto che la Commissione Europea non può imporre ma solo ‘consigliare’ aperture o chiusure dei confini. A dire il vero anche la Grecia ha confermato la sua data di apertura che resta comunque stabilita per l’inizio di luglio ma tutte le altre nazioni rappresentate nel summit hanno deciso di attendere ancora gli sviluppi dell’epidemia e di rimandare le loro decisioni.

A quando? In Francia ormai si parla di non prima del 15 giugno ma questa decisione si può anche leggere come un divieto nei confronti degli italiani ad entrare nel loro territorio senza un giustificato motivo, e il turismo non lo è. Ma non sembra verrà vietato ai francesi entrare in Italia dal 3 giugno (sempre che non peggiori la nostra emergenza sanitaria) anche solo per una gita, per lo shopping, un pranzo, una giornata al mare.

Restano comunque molte incognite. Al momento solo noi abbiamo fissato e confermato quella data sia per le frontiere nazionali che  per le nostre regionali, e se all’interno del nostro Paese possiamo decidere in totale autonomia, resta complicato un atteggiamento isolato in mezzo a tanti no dei nostri partner europei. I quali potrebbero anche incattivirsi, vietando per esempio ai loro cittadini di entrare in Italia o anche soltanto imporre una quarantena di due settimane e test anti-Covid a tutti quelli che magari sono andati in giornata a Ventimiglia solo per comprare due stecche di sigarette.

Il Segretario di Stato francese Lemoyne che ha rappresentato il suo Governo alla riunione di ieri ha dichiarato, con una certa arroganza, che la Francia vive anche di turismo ma due terzi dei 17 milioni di turisti all’anno sono di nazionalità francese e che c’è tempo per prenotare i soggiorni dato che la stagione delle loro vacanze è fissata a partire dal 1° luglio.

Se nei comuni subito aldilà delle frontiere francesi si ritorna nello sconforto, ci si aspetta una forte reazione dagli operatori turistici soprattutto del sud francese che a differenza di quanto ‘sciovinisticamente’ dichiarato da Lemoyne incassano un sacco di soldi da italiani, tedeschi, britannici, belgi, austriaci, olandesi e scandinavi.

In questo scenario come reagirà il Principato di Monaco? Nelle ultime ore è stato annunciato con soddisfazione il giorno della ripartenza del leggendario Casinò che riaprirà il 2 giugno, insieme a bar, ristoranti, musei e le altre sale da gioco, un ‘d-day’ per tornare finalmente a far girare l’economia. Ma gli italiani, che nella stragrande maggioranza sono i migliori e più fedeli clienti di Monte-Carlo, non potranno andarci, almeno sino al 15 giugno.