video
play-rounded-outline
03:50

Si chiama Alaa Ramzi, è egiziano di origine ed è l’imam della Moschea di Sanremo, centro culturale islamico Alhidaya in via Galilei. La figura dell’imam si può paragonare a quella del parroco nella fede cristiana. Lo incontriamo in occasione dell’inizio del Ramadan, periodo sacro per l’Islam della durata di un mese nel corso del quale viene praticato il digiuno durante le ore di sole della giornata.

“Il Ramadan – spiega l’imam – ogni anno cambia la data a causa della differenza di una dozzina di giorni tra il calendario solare e quello lunare, e questa differenza fa sì che il periodo del Ramadan possa capitare prima o poi in ogni mese dell’anno. Durante questo mese sacro il fedele smette di mangiare, bere e avere rapporti coniugali dall’alba al tramonto e serve a ricordare a tutti i musulmani come ci si sente in povertà e solitudine ma serve anche per purificare il corpo e ad indebolirlo per rinforzare lo spirito, secondo quanto ordinato dal nostro dio Allah nel Corano”.

“Durante il mese sacro le donazioni che effettuiamo a favore dei poveri acquistano maggior valore perché chi lo osserva sente ancor più la sofferenza dei bisognosi i quali non sono necessariamente solo i fratelli musulmani ma tutti quelli che sono in difficoltà, con la speranza di offrire un po’ di felicità in ogni casa”.

“Con l’emergenza Covid – dice – ci sono differenze rispetto agli altri anni con le regole che ci vengono imposte ma noi ci sentiamo privilegiati a vivere in Italia, un Paese aperto e che rispetta la libertà di culto verso ogni religione. Ci siamo adeguati al coprifuoco per una delle nostre cinque preghiere giornaliere che durano intorno ai cinque minuti: l’ultima della giornata fissata alle 21,42 resta sempre a quell’ora mentre le altre quattro vengono posticipate ogni giorno di un minuto”.

“Questa moschea è frequentata abitualmente da 50/60 fedeli ma al venerdì ce ne sono un centinaio e il numero si avvicina alla capienza massima che è stata stabilita con il distanziamento evidenziato con dei segni sul tappeto, e quando si raggiunge il numero massimo chiudiamo la porta e gli altri possono seguire da casa tramite le applicazioni sui social”.

“Il Ramadan inizia e finisce con la luna nuova, e il primo giorno del mese successivo si svolge una grande festa per avercela fatta a seguire il digiuno e le regole. La nostra comunità a Sanremo è formata da circa 2500 persone, noi del nord Africa e i fedeli del Bangladesh e del Pakistan che frequentano un’altra Moschea. Ci ritroviamo tutti insieme per la festa di fine Ramadan e abbiamo bisogno di uno spazio ampio e all’aperto lontano dalle abitazioni per non dare fastidio ma con il Covid ci limitiamo agli aspetti religiosi di preghiera senza stare tutti insieme per mangiare e parlare, ognuno va a casa a festeggiare in famiglia”.

“Io voglio fare gli auguri a tutti i fratelli – conclude l’imam Alaa Ramzi – il Ramadan è un mese di solidarietà, vicinanza, donazioni, felicità e misericordia. Voglio ringraziare le forze dell’ordine di Sanremo per la loro comprensione e disponibilità che dimostrano sempre nei confronti di chiunque”.