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Nel solco della incessante ed efficace attività della Polizia di Stato volta al contrasto dell’immigrazione clandestina, anche in considerazione della nuova rotta balcanica che ultimamente i profughi sembrano preferire per raggiungere i paesi europei e, tra questi, la Francia, si evidenzia il lavoro della Digos consistente nell’approfondimento dei profili di quegli stranieri sospettati di seguire i dettami dell’Islam più radicale.

L’ultimo, in ordine di tempo ad essere allontanato dal Territorio dello Stato con decreto del Prefetto di Imperia, su proposta del Questore, per motivi di sicurezza pubblica, perché sospettato di tessere contatti con militanti dello Stato islamico, è stato L.M., cittadino tunisino ventiseienne. Lo straniero, con un curriculum criminale caratterizzato da numerosi delitti commessi in varie regioni d’Italia, più volte tratto in arresto e recluso nelle carceri di Enna, Firenze, Gela, Grosseto e Ragusa perché colto in flagranza di reato o per esecuzione di un precedente provvedimento del giudice, per sottrarsi alla cattura, ha utilizzato 10 alias, spacciandosi anche per cittadino marocchino.

Nella città di confine che aveva raggiunto il 3 novembre scorso, provenendo da Padova ove il 31 ottobre era stato arrestato e poi rimesso in libertà il successivo 2 novembre, evidentemente per cercare di recarsi in Francia, è terminato il suo cammino. Fermato dalle FFOO, privo di documenti, L.M. è stato condotto immediatamente nel Commissariato di Ventimiglia.

Qui, con il supporto della Digos, si è accertato che L.M. aveva la stessa identità di H.S., ossia un sedicente cittadino marocchino, classe ‘90 che, nello scontare un periodo di detenzione nel carcere di Ragusa si era evidenziato sostenendo platealmente un soggetto poi rivelatosi un terrorista islamico. Tale episodio, insieme ad altri riscontri, ha determinato una capillare attività di osservazione all’interno dell’Istituto di pena, secondo un consolidato protocollo in cui il C.A.S.A. – Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo – riveste il ruolo di fonte e sede del monitoraggio finalizzato all’osservazione di quei soggetti che, all’interno delle carceri, manifestino vicinanza ad associazioni terroristiche o comportamenti riconducibili all’estremismo religioso tali da ritenerli a rischio radicalizzazione.

I citati riscontri info-investigativi, hanno consentito dunque di stabilire la pericolosità del soggetto per la sicurezza pubblica e l’esigenza di allontanarlo dal territorio dello Stato. Pertanto, il 5 novembre scorso lo straniero, messo a disposizione dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Imperia, è stato condotto al Centro di Permanenza e Rimpatrio di Torino al fine di avviare la procedura prevista per l’allontanamento dal T.N. Trasferito quindi prima al CPR di Palermo e poi a quello di Trapani, a seguito del riconoscimento della cittadinanza tunisina, il 17 dicembre con volo da Roma è stato rimpatriato in Tunisia.

Incurante del divieto impostogli di rientrare nel territorio italiano, lo straniero veniva rintracciato lo scorso gennaio e tratto in arresto per la violazione dell’art 13 del T.U. sull’Immigrazione (che prevede appunto il divieto di reingresso) e tradotto nel carcere di Sanremo. L’Ufficio Immigrazione della Questura di Imperia avviava la procedura finalizzata all’espulsione del tunisino che la settimana scorsa veniva scortato dagli agenti di polizia e rimpatriato con il volo Milano/Tunisi.