laghetto

Continua la campagna, fatta di proposte e progetti, condotta da Coldiretti per contrastare la siccità ove vi sia la possibilità concreta. Nello specifico, in attesa di risposte da Regione Liguria in materia di infrastrutture idriche, i vertici di Coldiretti Imperia – con il supporto dello studio tecnico Belmonte – hanno approfondito (dati alla mano) costi e fattibilità dei piccoli laghetti collinari. Si tratta, nel concreto, di scavi realizzati in prossimità di rii o fiumi, in terreni stabili, con capacità di accumulo oscillante da un minimo di 5.000 metri cubi ad un massimo di 20mila al costo di 13-14 euro al metro cubo invasato.

Questi piccoli invasi, oltre a garantire un riserva idrica per il territorio, possono essere utilizzati anche come strutture da cui attingere acqua in caso di incendio: sono, insomma, infrastrutture multifunzionali

“Si tratta di scavi rivestiti con un telo ad alta resistenza in PVC – precisa il geologo Lionello Belmonte – che devono essere realizzati distanti dal mare, in zone site da 150 a 800 metri slm, con un riporto laterale atto a formare una duna di sopralzo che interessi l’intero perimetro dello scavo. Fondamentale è la scelta del sito, che, oltre ad avere una pendenza minimo di 2 gradi per consentire il riempimento, deve essere vicino ad un rio o ad un fiume che abbia flusso idrico almeno 200 giorni l’anno”.

Una volta individuato il sito e sottoposto, ovviamente, a tutte le verifiche idrogeologiche del caso, verrà dunque realizzato lo scavo, per il quale si provvederà a creare una o più condotte di ingresso, uno scarico di fondo da utilizzare in caso di emergenza, uno/due scarichi di servizio per la rete irrigua e uno scarico per il “troppo pieno”, che riporterà l’acqua nel rio. “Si tratta – aggiunge ancora il geologo – di un processo circolare privo di sprechi”.

“Per intraprendere questo percorso e soprattutto gestire le opere – spiegano Gianluca Boeri e Domenico Pautasso, presidente e direttore di Coldiretti Imperia – basterebbe realizzare un Consorzio di secondo grado, che riunisca tutti i piccoli consorzi irrigui presenti sul territorio, e coinvolgere il Consorzio di Bonifica Canale Lunense, l’ATO Idrico e i geologi del territorio”. Si tratta di opere che, studi alla mano, “potrebbero essere realizzate in almeno una quarantina di siti nell’entroterra imperiese – continuano Boeri e Pautasso – dalla Valle Roja alla Valli del Dianese. Cosa manca allora? La volontà? Il coraggio? Le capacità’? La tecnologia? Le risorse finanziare? Questi sono elementi già a disposizione: quello che manca sono visione e lungimiranza. Bisogna passare dal dire al fare, essere coerenti e consequenziali. Il clima sta cambiando, e non possiamo più permetterci di aspettare o tentare la fortuna. Se vogliamo lasciare alle generazioni a venire un futuro migliore dobbiamo pensare e realizzare oggi ciò di cui si avrà bisogno domani”.