correnti tommasini

Il Movimento “100percentoSanremo” è intervenuto con una nota stampa sugli ultimi sviluppi riguardanti la società Rivieracqua.

“Abbiamo letto e appreso dai giornali la volontà dell’amministrazione di Sanremo di portare a termine il conferimento del ramo idrico da Amaie spa verso Rivieracqua. Prima di entrare nel merito rileviamo che tale decisione sia tardiva e alcune situazioni si sono nel tempo incancrenite. 

Il primo punto riguarda la scadenza del 10 settembre dove si decide sulla pre-fallimentare e non sul piano concordatario. Siamo già in una situazione precaria che ammonta ad euro 15 mil circa di debiti verso fornitori e dove è presente una istanza di fallimento.

Le procedure si sono unificate ed il giudice attende un piano di rilancio e consolidamento serio e preciso. Secondo punto, non per importanza, è rappresentato dai creditori che a nostro parere usciranno con offerte a stralcio delle proprie pretese. Oggi sul totale di 15 ml abbiamo sul tavolo circa 8 ml di euro e vorrei capire la condivisione verso il mondo dei creditori. 

Altro punto riguarda l’aspetto finanziario. Le perdite sono un piano mentre a preoccuparci sono gli investimenti ed il capitale circolante per sostenere da una parte i costi correnti e dall’altra la quota annuale proprio degli investimenti. Abbiamo sentito parlare di strumenti finanziari partecipativi ossia delle mini-obbligazioni con minimi ritorni.

Non ci capisce dove si prendano i denari per affrontare gli investimenti: da una parte quelli strutturali sulla rete fognaria e sulla linea di depurazione, dall’altra quella relativa alle acquisizioni di Amat, Aiga e 2iReteGas. Siamo preoccupati dell’impatto su Amaie Spa e sulla tenuta dei conti scorporando il ramo idrico da quello elettrico. La quota dell’elettrico pari a circa 12 ml di euro reggerà l’impatto della cessione dell’idrico? Una eventuale retroazione negativa sulle casse di Amaie è sostenibile? A nostro parere no e lo si evince dal comportamento delle banche che hanno già diminuito la quota degli affidamenti proprio perché le marginalità attese dal ramo elettrico non favoriranno la copertura di eventuali perdite relative alla posizione in Rivieracqua. 

Prima di focalizzare politicamente la questione sulla demagogia dell’acqua pubblica o privata si dovrebbe concretamente aprire un tavolo finanziario di alto livello per eseguire analisi di sensitività e stress test per la tenuta finanziaria nel medio termine della società. Un commissario potrebbe definire in modo puntuale la situazione e delineare in modo chiaro un percorso amministrativo e finanziario. Solo a quel punto si potrà effettivamente parlare di società a capitale interamente o parzialmente pubblico. 

La realtà è semplice: tra perdite e investimenti necessari si parla di circa 50 ml di euro minimo. Se poi allarghiamo all’ATO come bacino di riferimento andiamo verso cifre ben superiori. Dove sono i denari? Quale palinsesto di debito si intende intraprendere per inquadrare la liquidità necessaria ad affrontare il breve termine e pianificare il medio lungo? Noi avremmo preferito parlare di centralizzazione delle “utility” a livello provinciale dove Rivieracqua potenzialmente inglobava idrico, elettrico e rifiuti.

A quel punto avremmo lavorato per sviluppare una azienda con 500 dipendenti e 70-80 ml di fatturato e solo allora si poteva pensare di aggregare un privato per cedere una posizione di minoranza qualificata e monetizzare parte della capitalizzazione. Una società di questa natura, ancorché piccola nel panorama italiano ed europeo, poteva competere meglio nel mercato bancario e ottenere linee di indebitamento più concrete. 

Gli eventuali intoppi amministrativi delle scelte tratteggiate dall’amministrazione di Sanremo potrebbero provocare una retroazione negativa in termini economici che impatterebbe anche sulle casse non solo di Amaie S.p.A ma anche del Comune. La situazione è delicata e le competenze manageriali sono fondamentali per traguardare un nuovo assetto di Rivieracqua che può restare interamente pubblica solo a determinate condizioni.

Le stesse però andrebbero definite in modo inequivocabile e purtroppo non le vediamo in prospettiva. Anche in questo caso richiamiamo la maggioranza al confronto. Più teste ragionano meglio di poche elette”.