porto vecchio sanremo

Qatargate? No, però il futuro del project financing del Porto Vecchio di Sanremo si sta tingendo di giallo. 

Domattina a Palazzo Bellevue si respirerà l’atmosfera dei romanzi di Agatha Christie: infatti sono stati convocati d’urgenza dal sindaco della città del Festival, Alberto Biancheri, i principali protagonisti di questa imprevista situazione. L’industriale Walter Lagorio (petrolio) ed i padroni di Portosole, ricchi imprenditori indiani-inglesi-americani, i fratelli David e Simon Reuben, meglio conosciuti come i “Reuben Brothers”. Tutti probabilmente accompagnati dai loro numerosi tecnici ed avvocati. Forse potrebbero esserci anche i sanremesi Piras, della “Porto San Francesco”, la società che ha acceso la miccia che ha incendiato la voluminosa pratica della nuova vita del Vecchio Porto.

Ricordate le battaglie navali che per gioco si facevano da bambini? A2! Fallito. C9! Fallito. B12! Affondato! Vinceva chi per primo affondava tutte le navi da guerra dell’avversario disegnate su un foglio a quadretti. A Sanremo all’improvviso, non per gioco, ma sul serio è scoppiata una guerra, non per cancellare barchette o sommergibili di carta, ma addirittura di carte bollate, per salvare, affondare o realizzare un porto diverso. Parliamo del progetto di trasformazione dello storico approdo realizzato secoli fa davanti al vecchio Forte di Santa Tecla dai genovesi in un modernissimo porto in grado di rilanciare alla grande e dare nuovo ossigeno alla nautica ed al turismo della città del Casinò e dei fiori.

Il 2 dicembre 2022 altro che A2, C9 e B12, sono numeri che da giorni hanno rivoluzionato il sonno di parecchi sanremesi. E non solo. Probabilmente a partire dal sindaco Alberto Biancheri, gli imprenditori Lagorio, Reuben e Piras.

Nella corsa a tre il project financing di Lagorio (con soci ed alleati di spessore come il Principato di Monaco, l’industriale e costruttore Pizzarotti, Casiraghi solo per citarne alcuni) sino a due settimane fa pareva avesse distanziato gli avversari e la vittoria finale fosse la sua. La settimana scorsa la prima sorpresa: Walter Lagorio vende il suo progetto ed il suo distacco ai “Reuben Brothers”. Chi dice per 3 milioni di euro, più un altro milione per le spese in progetti, consulenze e via cantando sinora sostenute dalla sua società. Ma c’è chi dice anche per 10-13 milioni o più di euro. Insomma belle cifre.

Quattro giorni fa in pista è entrato anche il diavolo: da Genova il Tar (Tribunale Amministrativo Regionale) con una sentenza firmata dal presidente Giuseppe Caruso (estensore Liliana Felletti, consigliere Angelo Vitali) ha annullato gli atti amministrativi del Comune di Sanremo, firmati e votati dal sindaco Biancheri e dalla sua maggioranza di centrosinistra, condannando la cordata di Walter Lagorio ed il Comune al pagamento delle spese di giudizio che ammontano complessivamente a 10mila euro. Visto il costo del nuovo porto, se e quando si farà e sarà inaugurato, in pratica come diceva quel tale “quisquiglie”!

Ma cos’è successo? Se sono stati commessi errori, chi ha sbagliato? Come, quando, perché? La parola ora tocca agli avvocati, ai tecnici ed ai pubblici amministratori delle parti in causa. Prima di azzardare è necessario, oltre che consigliabile, attendere le motivazioni della sentenza di annullamento del Tar che dà ragione, in sintesi, al ricorso presentato dalla società “Porto San Francesco” contro le decisione di Palazzo Bellevue di approvare, con modifiche, il project financing di restyling della “Porto di Sanremo srl”. La situazione è imbarazzante anche perché i tempi sono stretti. Una volta arrivate le motivazioni da Genova sarà indispensabile un incontro con il Tar, cercare se possibile una sospensiva prima che scada il bando europeo e definire l’aggiudicazione puntando tutto sulla “pubblica utilità” del progetto. 

La parola, oltre al Tar, tocca al Consiglio di Stato. Quando tutto sembrava concluso… dopo 5 anni di trattative, ricorsi, consigli comunali, polemiche, tutto è saltato in aria? Molti ricordano ancora le dichiarazioni di buon senso dell’ingegnere Giovanni Rolando pronunciate subito dopo l’acquisto della società di Lagorio dai Reuben “il fatto di avere un unico proprietario consentirà di evitare i contenziosi e nello stesso tempo velocizzare le pratiche che permetteranno il restyling del Porto Vecchio”. 

Una volta ancora “non dire quattro se non ce l’hai nel sacco”.