Ristoratori di Sanremo vivono nell'incertezza
play-rounded-outline
04:34

Giorno 1 della Fase 2. A Sanremo non tutti gli aventi diritto hanno deciso di riaprire con le modalità allineate alle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria e preferiscono attendere ancora per avere notizie più certe sui dispositivi da mettere in atto per tornare a lavorare.

In particolare è il settore ristorazione, al quale è consentito il servizio take-away oltre che la consegna a casa di piatti pronti al consumo, che è ancora in attesa di conoscere con precisione a quali normative dovrà adeguarsi per una futura, e si spera non troppo lontana, ripartenza.

L’aspetto che accomuna tutti, tranne una sola eccezione, è quello della cassa integrazione che non è ancora arrivata ai dipendenti.

Marco Ventimiglia (Ristorante La Pignese)

“Come ci stiamo preparando? Noi non ci stiamo preparando – dice – sinché non ci danno direttive precise non sappiamo cosa dobbiamo fare. Approfittiamo per fare manutenzione e pulizia del locale e poi passeremo alla sanificazione completa”.

“Arrivano mail di proposte di aziende che si propongono di adeguare il locale alle norme, ma in quella giungla c’è di tutto.”

“I dipendenti, poverini stanno ancora spettando la cassa integrazione. Sono preoccupato per loro, hanno famiglia, non hanno da mangiare, assistiamo al solito scaricabarile per accusarsi di questi ritardi. Non discuto quelle che sono le decisioni prese per la protezione ma devono tirare fuori i soldi, non ci sono discussioni da fare.

Lavorano con noi da anni, sono come una famiglia e per loro mi piange il cuore”.

Franco Ventimiglia (Ristorante Tipico)

“Mi sono adeguato da subito – dice – la prima settimana di lockdown ho avviato il delivery e adesso che ce lo hanno consentito andiamo avanti anche con il take-away. In questo modo simo riusciti ad andare avanti, a pagare i dipendenti e far fronte alle spese giornaliere, cero non è come prima però la facciamo andare”.

“Il personale siamo riusciti a non lasciarlo a casa, cassa integrazione e straordinari riescono a sopravvivere. I soldi a loro sono arrivati, ci hanno messo un po’ ma sono arrivati e so che siamo tra i pochi fortunati”.

“Del futuro non sappiamo niente, aspettiamo che ci vengano comunicate le direttive, qualcuno dice che forse riapriremo a giugno, altri dicono che forse la Regione ci lascerà ripartire prima. Nel frattempo ci stiamo allargando per ampliare la superficie ed avere così più o meno la stessa capienza di prima. Spero che il comune di Sanremo ci possa aiutare, già allargando i dehor come hanno detto ma potrebbero anche approfittare del fatto che siamo tutti chiusi per asfaltare questo angolo della piazza. Piazza Bresca è una cosa, noi che siamo di fianco, in piazza Sardi sembra che si siano dimenticati di noi”.

Fabio Daccò (Ristorante Skipper)

“La vedo dura – dice – noi lavoriamo con il 90% degli stranieri, i francesi in particolare. Aprire in questa situazione secondo me non ha senso ma lo faremo anche noi per la disperazione dopo due mesi che siamo chiusi. Sono appena andato a pagare le bollette che continuano ad arrivare, anche consumi del locale che è chiuso e non consuma niente, i soldi della cassa integrazione per i miei dipendenti non è ancora arrivata una lira, e lo ho dovuti aiutare io dato che non hanno i soldi per mangiare. Io sono costretto ad aprire perché non ho più liquidità, alla banca non li chiedo per non farmi debiti. Non mi fido di troppe parole di soldi a fondo perso, non esiste che ti regalano dei soldi, è irreale”.

“Questo mese non aprirò, il delivery non mi assicura risorse, la gente a casa ha difficoltà economiche e pensi che si rivolgano al delivery, e un piatto di pasta o una frittura se le devi portare non sono come mangiate appena fatte”.

“Non credo ai soldi gratis, l’importante che ci rimandino i pagamenti delle tasse e degli affitti. Apriremo tra un mese o tra due settimane, la verità che non ci sono ancora regole certe, tutti parlano di sanificatori, termometri, scanner, distanze ma non sa niente nessuno, tutti parlano e nessuno ci dice chiaramente: forse aprirete, quando sarà il momento dovete fare questo e quello ma per il momento viviamo nell’incertezza”.