muretti a secco

Anche il paesaggio ligure – e in particolare il paesaggio olivicolo del Ponente ligure – entra a far parte di quel patrimonio dell’umanità dichiarato dall’Unesco e che riguarda espressamente “L’arte dei muretti a secco”. Un’ottima notizia accolta con riconoscenza dal territorio che da sempre promuove e difende una pratica tramandata da generazioni che caratterizza e contraddistingue l’agricoltura e, appunto, lo stesso paesaggio. L’Unesco ha iscritto “L’Arte dei muretti a secco” nella lista degli elementi immateriali dichiarati Patrimonio dell’umanità accogliendo la candidatura presentata da Italia, Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Slovenia, Spagna e Svizzera.

Nella motivazione dell’Unesco si legge: “L’arte dei muri a secco riguarda tutte le conoscenze legate alla costruzione di strutture di pietra ammassando le pietre una sull’altra, non usando altri elementi se non le pietre stesse e a volte terra a secco. È uno dei primi esempi di manifattura umana ed è presente a vario titolo in quasi tutte le regioni italiane, sia per fini abitativi che per scopi collegati all’agricoltura, in particolare per i terrazzamenti necessari alle coltivazioni in zone particolarmente scoscese”.

E ancora: “Le strutture a secco sono sempre fatte in perfetta armonia con l’ambiente e la tecnica esemplifica una relazione armoniosa fra l’uomo e la natura. La pratica viene trasmessa principalmente attraverso l’applicazione concreta alle particolari condizioni di ogni luogo in cui viene utilizzata”, spiega ancora l’organizzazione, ricordando che spesso i muretti a secco “svolgono un ruolo vitale nella prevenzione delle slavine, delle alluvioni, delle valanghe, nel combattere l’erosione e la desertificazione delle terre, migliorando la biodiversità e creando le migliori condizioni microclimatiche per l’agricoltura”.

Grande soddisfazione viene espressa dal vice presidente vicario della Camera di Commercio Enrico Lupi. Un tema, quello del paesaggio olivicolo dei paesi del Mediterraneo in vista della candidatura a patrimonio Unesco, che era stato oggetto dell’approfondimento durante i lavori del Forum internazionale della Dieta Mediterranea, con relatori di primissimo piano, durante l’edizione di Olioliova del 2013.

“Il riconoscimento Unesco sulla pratica rurale – spiega Enrico Lupi – dà grande sostanza al lavoro alla passione, alla storia, al radicamento culturale soprattutto della nostra terra di Liguria e del ponente ligure, territorio che è maggiormente vocato all’olivicoltura sia per estensione e peculiarità. Le nostre fasce sostenute e disegnate dai muretti a secco sono l’esemplificazione di una forte tradizione, radicamento e fatica dei nostri olivicoltori. Dobbiamo trarre insegnamento e vantaggio da questo riconoscimento per dare ancora maggior valore al prodotto finito, all’olio extravergine cultivar taggiasca del nostro territorio che deve contenere nella sua bottiglia non solo il prodotto ma anche il “valore” materiale e immateriale dei muretti a secco”.

Un volano, quindi, per il mondo produttivo e per il nostro entroterra. “Siamo evidentemente felici di questo riconoscimento, per noi è anche motivo di stimolo per far sì che questi muretti a secco e l’arte di costruirli siano davvero tutelati e possano testimoniare la storia, le tradizioni e l’altissimo valore per la conservazione del nostro entroterra anche per le generazioni future – è il commento di Franco Ardissone, presidente Gal Imperia – Incuria, abbandono, distruzione ad opera dei cinghiali rappresentano un pericolo. Ed è alla conservazione e al recupero sarà rivolto l’impegno del Gal che ha già avviato una serie di progetti per la tutela e la valorizzazione del nostro territorio”.