mauro colagreco
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La solidarietà e il sostegno nei confronti di chi opera nel settore medico, impegnato con turni stressanti e con il pericolo di contagio, si sta diffondendo a macchia d’olio.

Una delle forme più apprezzate è quella della preparazione di cibo per medici, assistenti, infermieri, volontari eccetera che hanno bisogno di sostenersi per affrontare orari massacranti. I titolari di ristoranti, pizzerie, rosticcerie la maggior parte con le saracinesche abbassate per rispettare i decreti offrono ovunque una mano a chi ne ha bisogno. E si va dal piccolo take-away di periferia ai più grandi ristoranti stellati in Italia e all’estero.

Da noi l’esempio lo hanno dato due grandi chef di fama internazionale, Carlo Cracco ed Enrico Cerea. Il primo cucina nel nuovo ospedale allestito nella zona Fiera di Milano City, prima per gli operai che hanno realizzato la struttura a tempo di record e poi per il personale sanitario che opererà in quel centro medico.

Enrico Cerea, meno noto di Cracco a livello mediatico, ma titolare di un ristorante tre stelle Michelin in provincia di Bergamo, si è offerto di gestire la cucina dell’ospedale da campo che sta per essere ultimato nel capoluogo di provincia epicentro del contagio in Italia.

A loro si aggiunge nelle ultime ore anche lo chef Mauro Colagreco, titolare del Mirazur di Mentone, un ristorante che una rivista internazionale specializzata tra le più seguite del settore ha piazzato al primo posto al mondo l’anno scorso.

Il cuoco argentino, tre stelle Michelin, ha deciso di offrire 50 pasti due volte alla settimana, martedì e giovedì, al personale che opera nell’ospedale La Palmosa di Mentone, e la prima consegna è stata effettuata proprio ieri. Colagreco ha anche detto che la prossima settimana preparerà 20/25 pasti in più da destinare ai senza fissa dimora di Mentone.

“Siamo in guerra come ha detto il presidente Macron – dice chef Colagreco – ed è giusto che ognuno aiuti come può chi sta combattendo per tutti noi questa terribile sfida. Io e il mio staff possiamo nutrire i nostri ‘soldati’ e la cosa ci riempie di orgoglio e di gioia”.