elezioni politiche

A Sanremo nell’opacità di queste precipitose, abborracciate e noiosissime elezioni appena concluse, ma già entrate nella “Storia” per aver scelto nei seggi italici, votato ed “eletto” per la prima volta Presidente del Consiglio una donna, Giorgia Meloni, è nata una stella. Il suo nome? Gianni Berrino, sanremese, recordman di Fratelli d’Italia, stesso partito della Meloni, attuale assessore regionale al turismo, ai trasporti ed altro ancora eletto senatore nel collegio uninominale Liguria con ben 154.651 voti, pari al 44,93%.

Se Berrino, giustamente sorride e festeggia per essere l’unico candidato della Riviera dei Fiori ad avere vinto il biglietto per Roma e per Palazzo Madama i ponentini sperano faccia meglio di molti suoi predecessori “paracadutati” dalla capitale in questa terra di frontiera che, per dirla in russo, non ne conoscevano “niet” e non hanno combinato mai “niet”. Non sorridono molti altri politici con più o meno legittime ambizioni a cominciare da due altri assessori regionali Marco Scajola, imperiese, (nipote del pluriministro Claudio Scajola) della lista “Noi moderati” delfino del Governatore Toti ed Alessandro Piana (Lega) vicepresidente della Regione ed assessore, stimato da Salvini, per finire con il deputato leghista di Ventimiglia Flavio Di Muro, bocciato questa volta dagli elettori, ma che vox populi dice si prepari già alle prossime elezioni per diventare sindaco nel 2023 della città di confine con la Francia. La vittoria di Gianni Berrino era quasi scontata per il boom di Giorgia Meloni, però anche per Piana e Scajola in molti ci avevano scommesso. Pensavano di poter fare il bis delle elezioni precedenti riportando a Roma 3 rappresentanti tra Senato e parlamento. Per il mancato successo di Marco Scajola (20 mila voti) sono nate molte fantasie, ipotesi. La più chiacchierata certezza o scemenza da bar: “Marco – si sente dire in sintesi tra un caffè ed un cognac – ha perso perché lo zio ministro non l’ha appoggiato sino in fondo”. Il solito gossip aumentato dopo il 1992 con il film di Monicelli “Parenti serpenti”. Vero, falso, chi vivrà vedrà.

Che cos’è successo in Regione? Perché la lista Toti non è stata votata? Davvero chi semina vento raccoglie tempesta?

Due le cose gravissime ed immediate tra le tante che fotografano le elezioni nazionali e riguardano da vicino Imperia, Sanremo, Ventimiglia l’intera Riviera, la Liguria tutta. La prima: l’alto numero di persone, uomini, donne, giovani ed anziani che non sono andati a votare. Oltre il 40% non ha più fiducia in questi partiti, in questi candidati. La seconda: Toti ed il suo governo non convincono. Hanno deluso. A partire dalla sanità il cittadino si aspetta e merita di più. I nostri ospedali non funzionano. I pronto soccorso, le viste mediche, i ricoveri, i medici e l’assistenza famigliare, soprattutto per i meno abbienti, gli anziani e non solo, sono assolutamente insufficienti. La gente non ne può più. Per risonanze magnetiche, visite anche urgentissime le liste d’attesa sono vergognose. Promesse, progetti, spese pazze senza risultati, milioni di euro degli italiani in fumo, invece dello Stato contratti con privati a raffica. Una giostra di idee dei nuovi che arrivano, azioni che invece di migliorare peggiorano l’Italia. Stessi discorsi, o quasi, per scuola, turismo, difesa dell’ambiente, lavoro, mobilità ed un mare intero di bisogni. Lo Stato dov’è finito? Lavoro, democrazia, giustizia, equità, benessere, sicurezza, educazione, rispetto sembrano diventati un sogno.

Perché visto questo peggioramento collettivo nella provincia di Imperia si è messa la sordina all’Ospedale Unico. Una modernissima, indispensabile struttura in grado di ospitare malati, medici, professori, specialisti, infermieri, tecnologie all’avanguardia: i soldi, che sono fondamentali, questa volta ci sono davvero. L’Inail ha stanziato da tempo più di 220 milioni di euro. Politici, governatore, sindaci, presidenti, direttori di ospedali tutto il mondo che devono decidere per strutture così importanti e necessarie non fate più le “3 scimmiette”. L’Ospedale Unico realizzatelo dove volete, se non a Taggia, a Imperia, Sanremo, Ventimiglia, sul Monte Faudo, in mezzo al mare, ma fatelo, fatelo, fatelo!

Si pensa alle elezioni del prossimo anno. Nel 2023 si voterà nei comuni di Imperia, Bordighera e Ventimiglia. Nel 2024 a Sanremo. Si manovra già da mesi. Il sindaco di Sanremo Biancheri cerca un delfino, si mormora di Desirèe Negri, che si è presentata domenica nel Terzo Polo di Calenda e Renzi ottenendo nella città del festival e d’intorni un onesto 8% e spiccioli di consensi. In agguato ci sarebbero però squali e gente scafata come l’ex sindaco Zoccarato, l’ex presidente del Casinò e big del mondo internazionale del golf Donato Di Ponziano, del potente, machiavellico assessore ai Lavori Pubblici avvocato Massimo Donzella, noto anche per la velocità con cui cambia partito e poltrona: centro, destra, sinistra.

Parafrasando Pericle, che in questi giorni va di moda, chi ha orecchie per intendere e ricopre una carica pubblica importante intenda per davvero: “Caro Toti o Governatori di Regione che non vi occupate e non risolvete i problemi della sanità o altri fondamentali non siete considerati innocui, ma inutili”. Senza offesa per nessuno.