monaco

Per il secondo giorno consecutivo, domenica e lunedì, sono in calo i nuovi casi di contagio nel Principato di Monaco. Dopo i 22 nuovi casi accertati sabato a fronte di dodici guarigioni, domenica i numeri sono stati di otto nuovi casi e diciotto guarigioni, trend confermato anche ieri con dieci contagiati e 23 guariti. Dall’inizio della pandemia raggiungono quota 1665 i casi di Covid a Monaco con oltre 1400 guarigioni: in ospedale risultano ricoverati settanta malati undici dei quali in rianimazione, mentre sono 140 i contagiati non gravi seguiti da casa loro.

La speranza è che si tratti di un’inversione di tendenza ma è ancora troppo presto anche tenuto conto della realtà circostante, quella della provincia delle Alpi Marittime, che continua a degradarsi. A Nizza e dintorni infatti si alzano le grida d’allarme sull’imminente saturazione degli ospedali: le rianimazioni sono piene al 95%, letti supplementari vengono inseriti quotidianamente ed alcuni malati in condizioni critiche vengono trasferiti in altri ospedali sino a Marsiglia.

“Il tasso d’incidenza è sempre elevato e purtroppo risulta essere ancora il più alto di tutta la Francia” ha detto stamattina il Prefetto delle Alpi Marittime. Il bilancio si fa sempre più pesante nel dipartimento che confina con la provincia di Imperia: su un milione e 100mila abitanti sono oltre 1400 le vittime accertate in ospedale o nelle case di riposo mentre non vengono conteggiati i decessi, comunque pochi, nelle case private.

Il tasso d’incidenza, un calcolo utilizzato in Francia, è di 453 molto più alto di quello della regione Paca che si ferma a 358, e addirittura oltre il doppio della media nazionale che è di 213, dati confermati da un altro indicatore che è il tasso di positività al tampone che a Nizza e dintorni è salito a 8,9% nettamente superiore alle medie regionali e nazionali.

Non contribuisce a sperare in un miglioramento la campagna vaccinale. Lo dice lo stesso Prefetto Gonzalez: “Sinora sono 41mila le persone vaccinate nel nostro dipartimento ma adesso e per due settimane siamo fermi per poter somministrare la seconda dose”.