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L’olio, prodotto simbolo della Liguria e della dieta mediterranea deve essere difeso di fronte alla crisi del settore a livello italiano, crisi che va affrontata responsabilmente con interventi straordinari tesi a tutelare chi produce e chi consuma questa grande eccellenza.

Dopo l’approvazione della Manovra sono gli agricoltori i primi a scendere ieri in piazza nella Capitale, per denunciare l’assenza nella legge di stabilità delle misure necessarie a garantire adeguate risorse al Fondo di Solidarietà Nazionale per far fronte alle pesanti calamità che hanno colpito importanti aree del Paese, con l’auspicio di arrivare ad un nuovo Piano Olivicolo Nazionale (Piano 2.0) per rilanciare il settore. Oltre agli inarrestabili cambiamenti climatici e gli effetti dei disastrosi eventi estremi, come quelli che a fine anno hanno messo a dura a prova l’olivicoltura della costa ligure, riducendone considerevolmente la produzione, altre sono le criticità che affliggono il settore, dalle contraffazioni all’invasione di olio straniero a dazio zero fino al falso Made in Italy, questioni che vanno affrontate per tutelare e valorizzare un settore strategico per la salute dei cittadini, il presidio del territorio, l’economia e l’occupazione.

“L’olivicoltura ligure, che conta 17mila ettari destinati alla produzione di circa 230mila quintali di olive – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – rappresenta uno dei settori principali dell’economia locale, dal quale si ricavano extravergini eccellenti, conosciuti in tutto il mondo rientranti per buona parte, sotto il marchio della DOP Riviera Ligure.
È dimostrato che l’olio non può mancare se si vuole avere una dieta equilibrata e seguire uno stile di vita sano ed è per questo, oltre che per l’economia delle nostre aziende che forniscono un prodotto controllato e garantito, che bisogna difendere l’intera filiera produttiva, tutelando questa eccellenza sul mercato sia nazionale sia estero, scegliendo, ad esempio, a livello locale di consumare olio proveniente dal territorio, tracciabile e sicuro, possibilmente venduto direttamente dal produttore. Si esprime grande solidarietà per i produttori pugliesi flagellati dalla Xylella e dalle avversità climatiche che, nel 2018, hanno purtroppo registrato un taglio della produzione di circa 2/3 del raccolto, dimezzando di fatto la produzione totale italiana e mettendo in ginocchio l’intero settore. Proprio con il crollo dei raccolti nazionali, nel nuovo anno le importazioni di olio d’oliva dall’estero sono destinate ad aumentare, con il rischio che, sul mercato nazionale, più di due bottiglie di olio d’oliva su tre conterranno prodotto straniero. Anche per tale motivo bisogna cercare di difendere le produzioni locali dalle possibili contraffazioni, e per questo, come Coldiretti, stiamo portando avanti la battaglia per l’oliva taggiasca, in modo da poterle vedere riconosciuto il marchio della DOP, legandola così indissolubilmente al suo territorio d’origine ed evitando quel furto d’identità che troppo spesso accade”.