Erano gli anni in cui le case automobilistiche, Fiat compresa, sfruttavano tutte le loro conoscenze tecniche per battere i vari “primati” del mondo delle quattro ruote. Va detto, per essere precisi, che in questo caso il merito lo si deve ad un appassionato inglese visto che la Fiat all’epoca non pensava tanto ai record di velocità.

Ancora oggi, pronunciare il nome affascinante “Mefistofele”, dato a questa Fiat da un giornalista anglosassone, rimanda immediatamente ad un epoca dove la passione per le auto si traduceva in ricerca dell’impossibile. Per fare ciò bisogna ritornare indietro di 110 anni circa quando la casa torinese mise in produzione il modello SB4 dotato di propulsore composto da due bicilindrici accoppiati tra loro con una cilindrata complessiva di 18.000 cc.

Finita la Prima Guerra Mondiale una SB4 arriva al canadese John Duff che cerca di modificarla per battere il record di velocità sul catino anglosassone di Brooklands nel lontano 1922.

Ma la Fiat, non ancora Mefistofele, rompe il motore (esplosione di uno dei blocchi dei cilindri) e Duff getta via la spugna. Qualche anno dopo si dedicherà alle corse su strada vincendo la 24 Ore di Le Mans nel 1924 con una Bentley.

A questo punto entra in scena lord Ernest Eldridge che acquista la SB4 (rottame). Il nobile inglese vantava già nel 1907 di aver modificato una Isotta Fraschini montandoci su un propulsore Maybach da 20500 cc.

Ripete operazione con la Fiat SB4 decidendo di sostituire il motore orginale con un propulsore aereonautico. La scelta cade sul propulsore Fiat A12 a sei cilindri in linea utilizzato sia sul bombardiere Caproni CA 46 che sul biplano Fiat R2. Il motore sviluppa 260 CV con una cilindrata di 21706 cc.

Ovviamente il motore d’aereo non ci sta nell’aloggiamento originario e quindi Lord Eldridge si vede costretto a modificare il telaio recuperando qualche pezzo da un BUS incidentato e allunga cosi la sua SB4. Lunga 5.091 cm e larga 1.850 cm la vettura ha una altezza di 1.400 cm e pesa 1.780 kg. Imponente il cofano ma del resto il sei cilindri Fiat ( Fiat A12 bis) occupa il suo spazio. L’abitacolo è ovviamente ridotto all’esenziale. Il pianale è in legno e sul cruscotto campeggia il grande contagiri in posizione centrale.

Dietro al volante a quattro razze trovano posto l’amperometro e indicatore della temperatura dell’olio. A sinistra quello della pressione della bombola di ossigeno. Le leve del cambio e del freno a mano sono esterne sul lato sinistro della vettura. Le sospensioni sono ad assale rigido e balestre sia all’anteriore che al posteriore.

Oltre che nobile, Eldridge, è anche ingegnere e mette mano in prima persona al motore : modifica la testata , adotta le quattro valvole e le quattro candele per cilindro comandate da un albero a camme in testa. Monta altri due carburatori oltre a quelli in dotazione e la vettura arriva, cosi’, a sviluppare 320 CV a 1800 giri/min con un rapporto di compressione di 4,8:1

La trasmissione a doppia catena e il sistema frenante solo sulle ruote posteriorio rimane invariato.

Lord Eldridge si presenta con la Fiat SB4 modificata il 6 luglio 1924 nella cittadina francese di Arpajon a circa 35 km a sud di Parigi. Obiettivo battere sia il record mondiale di velocità che il suo avversario, il transalpino Renè Thomas al volante dei una Delage La Torpille V12 da 350 CV.

I presenti rimangono tutti colpiti dalle linee, dal suono oltre che dalle fiamme e fumo, che la SB4 con scarichi liberi produce. Il colore è nero tanto che un giornalista la definisce Mefistofele (diavolo nella cultura germanica).

Lord Eldridge porta la vettura, nonostante le vibrazioni e la inguidabilità, alla velocita di 230,63 km/h ma la Fiat SB4 è squalificata ( ricorso fatto dall’avversuario Renè Thomas) perché la vettura non è dotata di retromarcia.

Lord Eldridge riporta la vettura in officina e monta un “artigianale” retromarcia. Sei giorni dopo… vettura ed equipaggio sono di nuovo pronti per far sognare il pubblico. Al fianco di Eldridge c’è sempre il meccanico John Ames: a lui il compito di azionare una pompa a mano che mantiene costante la pressione del carburante ed una bombola di ossigeno che aumenta la combustione.

Il 12 luglio si ripresentano sulla Route d’Orleans ad Arpajon e straccia il record di Thomas facendo segnare la velocità di 234,97 Km/h. La Fiat “Mefistofele” diventa, nel 1924, a tutti gli effetti l’auto più veloce del mondo.

L’anno dopo la vettura viene venduta ad un gentlamen francese soprannominato “Le Champion”. Il 25 settembre dello stesso anno l’inglese Malcolm Campbell (Galles) a Pendine Sands, tocca i 235,22 Km/h con la Sunbeam 350 Bluebird. Cade il record della Mefistofele.

Qualche anno dopo, la Fiat dei record, torna a Torino perdendo la retromarcia e il colore nero. Al suo posto il classico “rosso da corsa” di tutte le vetture italiane. Oggi a distanza di più di un secolo è conservata presso il Centro Storico Fiat di Torino.