frontiera san ludovico ventimiglia

“A distanza di sei mesi dall’entrata in vigore dell’assegno unico universale non c’è ancora nessuna soluzione per i lavoratori frontalieri che vedono ancora bloccate le erogazioni degli assegni familiari percepiti all’estero da parte delle casse di compensazione e degli istituti della sicurezza sociale dei Paesi di lavoro, per mancanza della corretta trasmissione a quest’ultime degli importi erogati da parte dell’Inps in Italia”, dichiarano i sindacati.

Cgil, Cisl e Uil Frontalieri hanno incontrato più volte, fin dal mese di febbraio, la direzione nazionale dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, e inviato, sempre allo stresso Inps, una dettagliata relazione (il 19 luglio scorso), fatta pervenire anche al Ministero del Lavoro, in cui venivano descritte tutte le criticità.

“A tutt’oggi, i sindacati confederali non hanno ricevuto alcuna risposta”, continuano. “La mancata individuazione delle soluzioni per le criticità segnalate da Cgil Cisl Uil Frontalieri ha indotto prima le casse estere ad interrompere le erogazioni degli assegni familiari di loro competenza e successivamente, talune, a richiedere direttamente ai frontalieri una “autocertificazione” destinata ad aumentare le difficoltà nella fase di conguaglio e rendicontazione delle provvidenze percepite. Permane inoltre l’inesigibilità dell’AUUF per i lavoratori frontalieri in ingresso (residenti all’estero ed operanti in Italia), per il requisito esclusivo della residenza, anziché concorrente rispetto al rapporto di lavoro, in palese violazione del regolamento di sicurezza sociale UE 883/04. A quest’ultimi inoltre, viene negato anche il trattamento degli assegni familiari erogati fino a febbraio in Italia per soppressione dell’istituto degli AF a seguito della riforma”.

“Il tempo è scaduto – concludono i coordinatori nazionali di Cgil, Cisl e Uil Frontalieri, Giuseppe Augurusa, Luca Caretti e Pancrazio Raimondo – e riteniamo assolutamente necessaria l’individuazione di una soluzione definitiva affidata a un provvedimento del Governo, non certo incompatibile con la prassi di un esecutivo in carica per ‘il disbrigo degli affari correnti’, necessario a garantire la continuità nell’azione amministrativa e la certezza del diritto”.