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Ezio Sclavi: l’inizio della carriera calcistica e della pittura

Ezio Sclavi nasce a Stradella, nell’Oltrepò Pavese, il 23 marzo del 1903. Diventa calciatore per l’Oltrepò Voghera, ricoprendo il ruolo di portiere. Percorso da calciatore che prosegue anche durante il servizio militare svolto a Roma, dove viene notato durante un torneo dagli osservatori della Lazio, che lo tessera, facendolo esordire nel settembre del 1923. Ma il calcio non è la sua unica passione. A fine anni ’20 rimane folgorato dalla pittura dell’epoca ed inizia a frequentare i circoli romani. Qui conosce Corrado Cagli che diventa suo mentore e sincero amico.

Il passaggio alla Juventus e il ritorno alla Lazio

Nel 1925 lascia la Lazio. Siamo nell’epoca in cui il professionismo sta prendendo piede nel calcio italiano e l’ambiente biancoceleste, diviso fra chi vuole seguire il processo di professionalizzazione e chi vorrebbe conservare lo spirito dilettantistico del calcio dell’epoca.

Sclavi si trasferisce quindi alla Juventus, dove vince lo scudetto, ma vede poco il campo, vista la presenza fra i pali di Giampiero Combi, leader dei piemontesi e considerato da molti il miglior portiere dell’epoca pre-guerra. Tanto che Sclavi giocherà alcune partite addirittura da giocatore in movimento.

Così, fa ritorno alla Lazio, dove diventa una delle figure di spicco del club, lasciando un’impronta indelebile nell’immaginario dei tifosi grazie a episodi memorabili, come quello accaduto durante la partita contro l’Alessandria nel maggio del 1931. Durante uno scontro con un avversario, il portiere crolla a terra e perde i sensi. Nonostante sia ferito e porti una vistosa fasciatura, ritorna in campo. Subisce un altro duro colpo in pieno volto e viene nuovamente costretto a uscire dal terreno di gioco. Tuttavia, non volendo abbandonare la sua squadra in inferiorità numerica in un’epoca in cui i cambi non erano ancora consentiti, decide di rientrare nuovamente in campo. La Lazio riesce a vincere quella partita e in seguito al coraggio dimostrato, al portiere pittore viene conferita una medaglia d’oro.

In Serie A totalizza 250 partite tra gli anni ’20 e ’30.

Nel mentre, continua a dipingere, ma i quadri non li vende. Li regala, e soprattutto li espone, vincendo premi ed ricevendo una crescente stima.

Le guerre

Dopo la fine della sua carriera da calciatore, si arruola per la Guerra d’Etiopia e si stabilisce ad Adis Abeba, dove continua a dipingere quadri fino a quando, con la Seconda Guerra Mondiale, viene internato dagli inglesi a Tanganica, dove rimane prigioniero fino al 1947. Da prigioniero continua a fare le uniche due cose per le quali ha passione, il calcio e i quadri.

La vita dopo la prigionia

Quando ritorna finalmente in Italia, 11 anni dopo l’ultima volta, deve completamente ricostruirsi una vita. Lo fa, andando a stabilirsi dalla sorella, che vive ad Arma di Taggia, dove vivrà il resto dei suoi giorni, continuando l’attività di pittore.

Ezio Sclavi muore nel 1968, all’età di 65 anni. A lui è intitolato il campo sportivo che sorge in via Levà, sulla sponda occidentale del torrente Argentina.