elezioni sanremo

Ricordate il “metodo Lauro” delle scarpe nuove regalate a rate per vincere le elezioni? “O Comandante”, così con grande rispetto veniva chiamato a Napoli don Achille Lauro, uno dei più grandi e noti industriali del centro-sud degli anni ’60, proprietario della “Flotta Lauro” e patron del Napoli, raffinato Don Giovanni, ai suoi elettori e fans prima che entrassero nella cabina elettorale aveva il vizietto di dare la scarpa sinistra, uomo o donna che fossero. Poi, se veniva eletto, la destra. Nella città di Pulcinella e Totò tutti felici e contenti. A Napoli Achille Lauro, appena entrato in politica, fondò immediatamente il Partito Monarchico Popolare, fu un blasonato ed importante armatore di navi mercantili e passeggeri italiane, divenne senatore della Repubblica. Per due volte eletto anche sindaco di Napoli. Amante della musica “O Comandante” era sostenitore convinto del Festival della canzone napoletana, invidiosetto del Festival della canzone italiana che, a quei tempi si svolgeva non ancora al teatro Ariston, ma nel Salone delle Feste del Casinò.

Tra due mesi si voterà per le Europee e per eleggere il nuovo sindaco e la nuova maggioranza che dovranno amministrare per i prossimi 5 anni Sanremo. Le Europee pare interessino meno, per le comunali invece il fuoco che da settimane covava sotto la cenere ha cominciato a far scintille, a far sentire e vedere le prime sciabolate. Il fair play, le presentazioni col contagocce di candidati, gli stucchevoli comizi, gli incontri al bar, al cinema, nei ristoranti, nelle frazioni, scuole, palestre, i banchetti, per strada, in casa, nei giardini, al porto, i caffè offerti, uova di Pasqua, spuma e sardenaira, le mimose, panini, spumante, prosciutto, salame, vino, pedalate, spuntini, domande, risposte, tutti amici anche se rivali. Rosari di verità, omissioni, problemi ripetuti da troppo tempo senza che arrivino le necessarie e dovute soluzioni attirano, convincono sempre meno persone.

Qualcosa, finalmente, si è rotto in questi ultimi giorni tra chi è candidato sindaco, tra chi ha la possibilità, il potere, la capacità, il desiderio di fare, di cambiare le cose che non vanno. Torniamo alla saggezza, all’onestà dei nostri nonni, genitori, che hanno saputo, rinascere, ricostruire dagli orrori della guerra. Lasciamo da parte parole come utopia, distopia, termini di tendenza troppo usati, spesso a sproposito. Entrambi arrivano dal greco antico, utopia è un sostantivo che punta alla perfezione, alla pace universale, all’uguaglianza tra gli uomini. Però è irrealizzabile. Distopia è l’esatto suo contrario: la totale negazione dell’utopia, disegna mondi spaventosi, società ingiuste. Materiale letterario, filosofico. Non a caso il concetto utopia venne coniato dall’umanista, cattolico Tommaso Moro nel 1516, studiando Platone, ucciso, decapitato 19 anni dopo a Londra dal re Enrico VIII per non avergli riconosciuto il divorzio da Caterina D’Aragona ed il matrimonio con Anna Bolena. Concetti entrati a gamba tesa anche in queste elezioni, soprattutto tra i giovani, gli studenti.

Cosa pensano i sanremesi di queste elezioni, chi la spunterà dei 3, tra i 6-7 alla fine possibili candidati sindaci, ad oggi più strutturati, più conosciuti, più in vetrina: Fulvio Fellegara (Pd), Alessandro Mager (civico), Gianni Rolando (centro destra). Tre stimati professionisti, i loro nomi, per essere assolutamente imparziali e non creare equivoci, sono volutamente elencati in ordine alfabetico. Nei prossimi giorni il meteo elezioni Sanremo annuncia temporali. Tuoni e fulmini sono già arrivati. Tutti contro tutti. Il senatore Gianni Berrino (Fratelli d’Italia) è la prima volta che osa parlare così chiaro contro, secondo lui, la mala amministrazione decennale del sindaco uscente Alberto Biancheri, molte delle sue decisioni prese e le tante cose non fatte. Problemi gravi irrisolti, la cacciata dell’assessore Rossano, della Moreno e tanto altro ancora. Esempio tra i molti che stanno grandinando in queste ultime ore l’accusa, del candidato della sinistra Fellegara sempre a Biancheri per aver “speso 32mila euro dei cittadini sanremesi” per stampare brochure dove sono scritte le cose fatte durante il suo decennale di primo cittadino a Palazzo Bellevue. “Sanremo al Centro”, altro esempio, attacca Fellegara per la sua polemica riguardante il bilancio di fine mandato ricordandogli che si tratta “essere un obbligo di legge” e che il suo comportamento rappresenta “l’ennesima (sua) uscita infelice: un attacco di basso livello che lo qualifica come persona e come candidato”. Divergenze anche sui project financing e sul partenariato pubblico-privato ed invito a ritirare suoi rappresentanti dalle partecipate. Ce n’è anche per l’ex sindaco di FI Maurizio Zoccarato, principale sponsor del candidato sindaco ingegner Gianni Rolando (centro destra) e fondatore della lista civica “Andiamo” accusato di sessismo per aver detto nei confronti dell’assessore all’Ambiente Sara Tonegutti “non le darei da pulire la cucina, figuriamoci una città intera”. Zoc ha subito risposto che il sessismo non c’entra nulla, lui non lo è assolutamente mai stato e che avrebbe fatto la stessa affermazione “se l’assessore fosse stato uomo”. Insomma nel recinto della campagna elettorale tutti gli attori in campo si sono messi l’elmetto. È guerra.

Anche l’ultimo, al momento, sceso in pista con l’ennesima camicia civica per cambiare Sanremo, il 70enne Roberto Danieli, manager di Casinò sparsi all’estero, accusa a lettere cubitali chi se ne sta andando per aver lasciato un debito di 200 milioni di euro ed una città rattoppata. La stessa cifra mostrata dal sindaco uscente Biancheri ai 100 invitati al Casinò municipale nel suo discorso di commiato quando mostrando con orgoglio alle massime autorità della provincia ed alle telecamere l’autorizzazione di costruire a Portosole, dopo decenni di attese e rinvii, un albergo 5 stelle con oltre 70 suites dichiarando in sintesi, di lasciare “un’eredità di 200 milioni”. Insomma la guerra è appena cominciata. Aspettiamoci di tutto. “È un mondo difficile / E vita intensa / Felicità a momenti / E futuro incerto” appropriate le parole della canzone “El Amor” dello spagnolo Carotone.