Puntuale come ogni anno, ieri sera lo spettacolo di luci, musica e tradizione ha conquistato Dolceacqua. Alle 22.30 il centro storico si Ăš trasformato in un grande palcoscenico per il celebre spettacolo pirotecnico musicale che, come da tradizione, ha richiamato migliaia di persone.
I fuochi dâartificio non sono stati semplici bagliori nel cielo: la serata ha intrecciato colori, suoni e la leggenda della michetta di Dolceacqua, scritta per lâoccasione da Franco Lorenzi e narrata dalle voci di Beatrice Orrigo e Maurizio di Maggio. In scaletta hanno risuonato brani di Led Zeppelin, Lady Gaga, Bruno Mars e AC/DC, regalando al pubblico un crescendo di emozioni.
GiĂ dal pomeriggio piazza Garibaldi Ăš stata animata dalla cucina della Pro Loco âI Dusaigotiâ, mentre musica e balli hanno accompagnato la vigilia dellâatteso evento. Il borgo dei Doria Ăš stato letteralmente preso dâassalto da turisti e residenti, accorsi per accaparrarsi un posto in prima fila lungo il fiume Nervia, trasformato per una notte nello scenario di un racconto di luci e tradizione.
La leggenda della michetta di Dolceacqua narrata con lo spettacolo dei fuochi d’artificio
“Ci sono tradizioni nei paesi che non si sa bene se siano storie tramandate, legate a fatti realmente accaduti o semplici favole nate davanti a un focolare. Una di queste Ăš la leggenda della michetta. Abbiamo scelto di raccontarla cosĂŹ, lasciando che ciascuno la interpreti come preferisce”, inizia la storia.
“Câera una volta, circa 700 anni fa, a Dolceacqua, affacciata sul torrente Nervia, un perfido tiranno: il marchese Imperiale Doria. Governava imponendo le proprie regole con la forza e opprimendo i suoi sudditi. Non contento delle privazioni e dei soprusi, introdusse anche lo ius primae noctis: ogni sposa del paese avrebbe dovuto trascorrere la prima notte di nozze al castello, costretta a unirsi a lui”, prosegue il racconto. “Aveva giĂ messo gli occhi sulla piĂč bella fanciulla del borgo, Lucrezia, la quale perĂČ era innamorata, e ricambiata, da Basso, giovane del paese. Nonostante la legge infame, i due decisero di sposarsi in segreto. Il sacerdote, pur temendo le ritorsioni del marchese, accettĂČ di celebrare le nozze. Gli sposi vollero suggellare il momento con una piccola festa, ma la notizia trapelĂČ: il sacrestano, personaggio falso e rancoroso, corse a denunciare tutto al marchese. Furioso e al tempo stesso esaltato, Imperiale Doria inviĂČ i suoi armigeri. La festa fu interrotta, la casa di Basso data alle fiamme, gli invitati malmenati. Lucrezia venne rapita e condotta al castello. Rinchiusa nella stanza del tiranno, resistette a ogni tentativo, arrivando persino a voler gettarsi dalla torre pur di sfuggirgli. Il marchese, convinto che col tempo sarebbe stata lei a cedere, la fece imprigionare nelle segrete. Lucrezia perĂČ non cedette mai e morĂŹ stremata, nutrita solo da un filo di luce e dal ricordo dellâamato”.
“Basso, disperato ma deciso a vendicarla, si introdusse nottetempo nel castello nascosto sotto la paglia di un carro”, continua la vicenda. “RiuscĂŹ a raggiungere la stanza del marchese, lo immobilizzĂČ e gli puntĂČ un coltello alla gola. Il tiranno, terrorizzato, fu costretto a firmare un documento che aboliva lo ius primae noctis, convalidato anche da un rappresentante della Chiesa. Basso non lo uccise: lasciĂČ scorrere solo un rivolo di sangue, deciso che la vera punizione per il marchese sarebbe stata convivere per sempre con lâumiliazione subita. Era il 15 agosto, giorno della festa del paese. Per onorare la memoria di Lucrezia, le donne decisero di creare un dolce con uova, farina, zucchero, lievito e olio. Gli diedero una forma particolare, a ricordare lâoggetto del desiderio del tiranno. CosĂŹ nacque la michetta. Il giorno successivo, il 16 agosto, nacque la âFesta della michettaâ: le donne distribuirono il dolce gridando âomini a uĂČ, michetta a dĂ©mĂŒ sulu chi vorremu noi!â (adesso la michetta la diamo solo a chi vogliamo)”.
“Da quasi 700 anni la festa Ăš ancora oggi un meraviglioso momento di aggregazione e condivisione per tutte le generazioni di Dolceacqua, apprezzato anche dai visitatori. Grazie al coraggio e alla lungimiranza delle donne del borgo, la michetta Ăš diventata un simbolo identitario. Chi desidera assaporare questo dolce semplice e soffice, carico di storia e curiositĂ , lo puĂČ ancora trovare nei forni e nei negozi tipici del paese”, termina la storia.
Nel video servizio a inizio articolo le immagini dello spettacolo.