PRIMO PIANO MOVIMENTO IMPRESE ITALIANE
play-rounded-outline
05:42

Oltre 200 persone oggi pomeriggio si sono ritrovate in piazza Colombo a Sanremo, raccogliendo l’invito degli organizzatori del neonato “Movimento imprese italiane”, nato spontaneamente per l’iniziativa di alcuni privati commercianti in grande difficoltà dopo lo stop di un paio di mesi delle loro attività.

Maurizio Pinto e Alessio Graglia, i due che hanno creato nella Città dei fiori il movimento, hanno fatto girare sui social data, ora e luogo della protesta che si è consumata senza particolari disagi anche se con un non facile mantenimento delle distanze di sicurezza. A sorvegliare, a debita distanza, un discreto spiegamento di Polizia statale e locale, oltre ai Carabinieri, tutori dell’ordine che non sono mai intervenuti nonostante qualche timore della vigilia.

Tanti partecipanti, tutti rigorosamente con la mascherina, hanno mostrato i cartelli delle categorie rappresentate, dai balneari alle parrucchiere, dagli agricoltori ai gestori di discoteche, bar, ristoranti, alimentari, ambulanti eccetera.

Puntuale alle 17 è iniziata la distribuzione di pane e cipolle, una distribuzione simbolica che ha dato il titolo alla manifestazione di protesta contro lo Stato accusato di non aver adottato i giusti provvedimenti per tutelare tutte le categorie presenti, di continuare a richiedere tasse e balzelli vari e di non aver ancora ottemperato al pagamento della cassa integrazione nella maggioranza dei casi.

Pochi minuti dopo, i due organizzatori muniti di megafono hanno iniziato il loro discorso che ha sollevato applausi e cori contro il Governo.

Se necessario andremo a Roma” hanno detto oltre a rivolgere un appello e richiesta di sostegno e aiuto al Governatore della Liguria, Giovanni Toti ritenuto un paladino difensore dei loro diritti.

Graglia e Pinto hanno tenuto a sottolineare che quella non era una manifestazione politicizzata ma solo una protesta bipartisan che accomuna ogni categoria, ogni imprenditore, ogni singolo dipendente messo in ginocchio da due mesi di inattività forzata. “Siamo tutti uguali – hanno detto – siamo tutti arrabbiati allo stesso modo, ci vogliamo far sentire e sinché non avremo risposte soddisfacenti andremo avanti con altre giornate come questa. Non ci devono lasciar morire di fame, non siamo evasori fiscali, noi siamo cittadini italiani che vanno tutelati e aiutati. Non serve che le tasse siano rimandate, quest’anno devono essere eliminate, se siamo riusciti a sopravvivere al Covid non ci possono far morire di fame”.