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A partire dal 18 maggio si potrà nuovamente celebrare messa davanti ai fedeli. La notizia è stata diffusa ieri dopo il trovato accordo tra la Cei e il governo. Ne abbiamo parlato con Mons. Antonio Suetta, vescovo della Diocesi di Ventimiglia-Sanremo.

Finalmente è arrivato questo momento atteso dai fedeli che da una parte hanno compreso la necessità di ostacolare il virus, ma dall’altra desideravano potersi accostare ai sacramenti, in particolare la celebrazione della santa messa e la comunione. Questo breve tempo che ci separa dal 18 maggio è per noi molto utile per poter comprendere in maniera corretta tutte le prescrizioni e attrezzare le nostre chiese,” commenta Suetta.

Saranno i parroci ha stabilire, sulla base dell’ampiezza della propria chiesa, quante persone potranno entrare nel rispetto del distanziamento sociale. Previsto il gel igienizzante all’entrata, sanificazioni costanti, l’utilizzo della mascherina e la distribuzione dell’ostia senza contatto, saranno alcune delle norme da rispettare.

“Non entro certamente nel merito, anche se c’è un dibattito molto vivace riguardo al fatto se fosse necessario chiudere tutto oppure se si poteva fare in modo diverso. C’è posto per tante considerazioni, tutte legittime e per qualche aspetto fondate. Riconosco però che questa chiusura così radicale ha indubbiamente avuto dei risvolti psicologici e di carattere sociale ed economico. La prospettiva futura a seguito di questa crisi non è certo incoraggiante. Tra le ricadute negative anche quelle sotto l’aspetto religioso perché l’aspetto comunitario non è accessorio per la fede cattolica cristiana,” aggiunge.

Mons. Suetta sottolinea un altro aspetto riguardante i rapporti tra Stato e Chiesa.

“Una relazione giuridica che non deve essere dimenticata: sancita dalla Costituzione e delineata dai Patti Lateranensi rinnovati nel 1984. Stato e Chiesa sono indipendenti e sovrani. Questo non significa che debbano essere contrapposti. La collaborazione e il dialogo sono alla base di una giusta convivenza sociale. Mi pare però che questo aspetto vada sempre considerato e adeguatamente rispettato,” conclude il vescovo.