depuratore imperia

“Ogni volta che piove o che il clima è siccitoso, si deve fare i conti con un terreno reso piĂą fragile negli anni a causa dei cambiamenti climatici in atto, l’abbandono delle aree interne e la cementificazione della costa: per il territorio imperiese, serve un progetto strategico che tenga conto delle caratteristiche geomorfologiche del territorio, e degli sprechi che, attualmente, sono presenti in termini di risorse idriche.

Tutto questo accade mentre ogni giorno vengono “sprecati” dai 14.000/15.000 metri cubi di acqua. Si tratta delle acque reflue trattate dal depuratore consortile di Imperia, cioè piĂą di 5 milioni di metri cubi all’anno che vengono pompate in mare ad un paio di chilometri dalla costa e ad una profonditĂ  di circa quaranta metri, acque “pulite” che potrebbero essere meglio utilizzate. Quando sarĂ  a regime trattando, anche le acque reflue del Dianese, arriveremo a piĂą di 7 milioni di metri cubi annui. La diga di Tenarda, tanto per fare un paragone, ha una capacitĂ  di due milioni di metri cubi. Se poi a tutto questo aggiungiamo, la dispersione dei civici acquedotti (perdite da acqua immessa ed acqua erogata alle utenze) da alcuni dati forniti, si parla di una percentuale che si aggira sul 28% – 30% di perdite annue di acqua potabile”.

“Investire in manutenzione e infrastrutture, significa investire per il futuro del territorio e della sua economia – afferma Gianluca Boeri Presidente di Coldiretti Imperia. – A nostro parere, ad esempio, invece di disperdere quest’acqua in mare si potrebbe pensare di pomparla nell’entroterra utilizzandola per scopi irrigui e per agevolare, quando necessario, lo spegnimento degli incendi. Si tratterebbe di creare una serie di piccoli invasi capaci di conservare l’acqua e di renderla disponibile nei momenti di maggior bisogno. Tale stratagemma permetterebbe in primis agli imprenditori locali di avere maggiori strumenti a disposizione nelle, ormai sempre piĂą frequenti, annate di siccitĂ , ma sarebbe anche una riserva utile a difesa dell’intera cittadinanza”.

“Dobbiamo portare l’acqua nelle zone ancora non servite come risposta di prospettiva alle ricorrenti siccitĂ  che penalizzano il territorio e l’agricoltura locale, e, allo stesso tempo, dobbiamo pensare a farla defluire a seguito degli eventi climatici estremi, in modo che non crei pericoli per la sicurezza dei cittadini e non arrechi danni alle imprese agricole ed ittiche del territorio, come purtroppo ancora oggi accade. – aggiunge il Direttore provinciale Domenico Pautasso – Parlando delle imprese locali, oggi in molte zone dell’imperiese, gli imprenditori agricoli pagano l’acqua per fini irrigui, ai prezzi dell’acqua potabile, mediamente 1.40 euro a mc, solo perchĂ© non esistono reti alternative per l’acqua da irrigazione, oppure perchĂ© manca la stessa. Ma i piccoli invasi ipotizzati potrebbero essere numerosi e diffusi, in modo da rappresentare un volano di rilancio anche per il nostro entroterra e per tutte le nostre colture d’eccellenza. Non bisogna dimenticare infine che una corretta gestione delle risorse idrogeologiche, oltre al semplice uso irriguo, apre anche una serie di opportunitĂ  che vanno dalla produzione di energia pulita, alla creazione di bacini adibiti ad attivitĂ  turistiche e sportive, oltre ad essere fondamentale nella prevenzione e nella gestione degli incendi.”