enrico billò

Enrico Billò, decano e maestro di molti giornalisti di Sanremo, ci ha lasciato. Il funerale si è svolto stamane nel cimitero monumentale della città dei fiori alla Foce, in forma privata, fronte mare e all’ombra della chiesa di San Rocco. Billò riposa ora nella tomba di famiglia, accanto alla moglie, ai parenti stretti. Alla presenza dell’amata figlia Patrizia, a suoi veri, nuovi e vecchi amici come l’ex sindaco Leo Pippione, il giornalista Guido Rancati, membri dell’Anfass, il parroco don Marco Moraglia ha benedetto le sue ceneri. Tanta commozione, qualche lacrima, tanto rispetto. Ad Enrico Billò tutto questo era dovuto, meritato.

L’Eco della Riviera, testata storica non solo di Sanremo, ma dell’intera Liguria, fondato nel 1915 da Giacomo Gandolfi, tipografo illuminato di Pieve di Teco che 108 anni fa decise di lasciare l’entroterra di Imperia, trasferirsi a Sanremo, fondare ed iniziare l’avventura di stampare, in via Roma, un giornale. Erano in pochi a crederci. Invece l’idea fu vincente, L’Eco della Riviera in poco tempo divenne per Sanremo e l’intera provincia un foglio talmente indispensabile, necessario per essere informati che dovette cambiare sede. La piccola tipografia aveva bisogno di più spazio e Gandolfi lo trovò, sempre in centro, nella vicina via Gioberti al numero 50. Dopo la guerra L’Eco diventò, stabilmente bisettimanale con uscite il mercoledì ed il sabato. Quando vi approdò, come capo redattore, di fatto deus ex machina, il giovane ma bravo Enrico Billò, L’Eco aumentò credibilità e vendite. Pensate che tra gli abbonati c’erano tantissimi russi, teste incoronate e nobili di San Pietroburgo e Mosca. Roba da non credere. Io entrai giovanissimo a far parte della famiglia de L’Eco negli anni ’70. Tempi d’oro per Sanremo e per il giornalismo. Mi presentarono a Billò due altre belle figure matuziane: Giovanni Birone e Sergio Sricchia. Enrico mi disse che per diventare giornalista bisogna avere nel dna tre cose: il rispetto delle persone, scrivere la verità, conoscere il codice penale.

Con il passare degli anni, con i suoi insegnamenti, feci carriera, diventati giornalista professionista, collaborai con settimanali come Oggi, passai fisso prima a Il SecoloXIX, poi a Stampa Sera, infine a La Stampa. L’Eco ed Enrico, i suoi insegnamenti, mi sono rimasti talmente nel cuore che quando L’Eco ha cominciato a vacillare, anche se sapevo che sarebbe stata un’impresa altamente a rischio, ho rilevato e salvato la testata.

Te lo dovevo caro Enrico, vero maestro, a te ed a giornalisti e fotografi de L’Eco come Angelini, Gatti, Macario, i Rissone, il pioniere Gandolfi e tanti altri che hanno contribuito, nelle loro diversità, a far crescere Sanremo. Altri tempi, tutto è cambiato… Se fossimo negli anni 70/80 ad un Billò che ci lasciava sarebbe stato presente almeno un personaggio con la fascia tricolore in servizio attivo: se tutti occupati o in vacanza, almeno un mazzo di fiori.