impianto itticoltura imperia

Intervento di Rifondazione Comunista sul ‘caso itticoltura‘ nella città di Imperia:

“Rifondazione Comunista è nettamente contraria al progetto di acquacoltura fra Galeazza e Galeazzone.

Il progetto, checché ne dica risentito il responsabile Orsi, non farà bene all’ambiente, intanto perché non crediamo, – sinceramente non crediamo – che l’allevamento possa essere condotto senza il minimo apporto di zoo-farmaci, per il semplice motivo che una qualunque forma morbosa in un ambiente circoscritto non può essere arginata dalla complessità delle catene alimentari presenti in ambienti aperti, mentre si accresce pericolosamente in una situazione di affollamento rigorosamente monospecifico. Esistono inoltre le normali disinfezioni di routine degli impianti, il contrasto alle alghe, e quant’altro previsto dalla Direttiva UE 2006/88, recepita nella normativa nazionale con Decreto legislativo 4 agosto 2008, n. 148. Ma senza entrare in merito a tutto quanto già osservato, indichiamo due aspetti che riteniamo assolutamente sufficienti per pretendere la non realizzazione dell’impianto.

  • L’enormità della superficie e del volume occupato: se quanto riportato dai media come dichiarazione di Orsi corrisponde a verità, si tratterebbe di una occupazione di 160 ettari sotto la superficie (per una profondità non riportata) e di 13 ettari visibilmente recintati ad 1m sopra il livello del mare, con un evidentissimo inquinamento paesaggistico.
  • L’enorme ennesima svendita di beni comuni, pubblici, al profitto privato.

La stagione delle privatizzazioni deve iniziare a volgere al termine, pena la perdita di ogni significato a parole come Stato, Democrazia, Istituzioni pubbliche. Per decenni si è cercato di fare cassa svendendo i gioielli di famiglia (Infrastrutture stradali e delle telecomunicazioni, Industrie strategiche, create dal lavoro dei cittadini con la regia efficace di un sistema politico che, anche quando non perfettamente trasparente come avrebbe dovuto, seppe realizzare opere di enorme valore comune) e poi coste e litorali, territori e paesaggi regalati alla speculazione ed al devasto idrogeologico e paesaggistico.

Ora anche il Mare aperto. È ora di dire un sonoro BASTA!”