carcere sanremo

Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha risposto alle interrogazioni presentate in ottobre dall’onorevole Roberto Giachetti su richiesta di Rita Bernardini e del Partito Radicale riguardanti l’autolesionismo del detenuto ucraino MP (che a seguito dello stesso ha perso una mano e avuto seriamente compromessa l’altra) e altri gravi episodi avvenuti dal 2021 ad oggi nella casa circondariale di Sanremo.

“Non viene fornito un resoconto preciso dell’episodio – riporta il comunicato stampa – che resta in buona parte oscuro nella sua dinamica, ma si ammette come dagli esiti dell’inchiesta interna risultino “anomalie nella gestione della sorveglianza a vista” che era stata disposta per MP – attuata peraltro spostandolo in una zona abbandonata del Padiglione C (il vano seminterrato) anziché in sezione come da regolamento – “dubbi sulle modalità degli interventi posti in essere a seguito dell’evento critico” (in altre parole sulla tempestività dei soccorsi) e come MP dopo quanto era accaduto non sia stato nemmeno visitato dall’equipe medica interna, un fatto che solleva ben più di un interrogativo.

Gli atti sono stati messi a disposizione della Procura di Imperia perché accerti eventuali responsabilità penali che potrebbero sussistere.

Balzano purtroppo agli occhi le similitudini con quanto avvenuto pochi giorni fa nella gestione della misura della sorveglianza a vista per Alberto Scagni.

MP si trova tuttora in carcere in stato di completa invalidità a Pontedecimo, non è stato possibile completare gli interventi di cui necessita (una protesi mioelettrica) a causa della mancata concessione della residenza in carcere da parte del Comune di Genova, una misura a cui tutti i detenuti con condanna definitiva hanno diritto in base alla legge di ordinamento penitenziario.

Ringraziamo l’Amministrazione Penitenziaria, la direzione di Pontedecimo e il Garante Regionale per essersi attivati in suo favore e aver reso possibile che questo possa avvenire presto con il rinnovo del suo documento originale.

Più sbrigative le risposte fornite su altri eventi critici, in particolare il suicidio di VS avvenuto nello stesso Padiglione C dove “non sarebbero emerse trascuratezze”, voci discordi su questo purtroppo ne avevamo raccolte e le condizioni dell’isolamento contro cui RM (che vi si trovava per ragioni sanitarie) per protesta aveva appiccato il fuoco alla sua cella finendo per perdere la vita avrebbero meritato un approfondimento.

Più dettagliate quelle sui problemi di organico: per il ruolo dei sovrintendenti (quello più carente) è previsto entro fine anno l’aumento di 4 unità, sono in arrivo 6 nuovi vice-ispettori, mentre per i nuovi ispettori (già incrementati da quanto si asserisce di 5 effettivi nel 2022) si dovrà aspettare il concorso attualmente in atto; resta il problema che molti periodicamente chiedono il trasferimento presso altri istituti e che è difficile evitarlo senza incentivi economici o un significativo miglioramento della situazione.

Una buona notizia è l’aumento a 25 ore di presenza settimanale del medico psichiatra deliberata lo scorso 15-11.

È stato verificato inoltre come i problemi di qualità dell’acqua denunciati negli ultimi mesi dai detenuti sussistano (dipendono dal malfunzionamento del dispositivo anticalcare e della valvola anticorrosione dell’impianto) e sono stati disposti i necessari interventi.

Sulla mancanza di lavoro e di attività il Ministro cita dati che conoscevamo: i posti di lavoro interno (a rotazione) sono una quarantina, il progetto di lavorazione del verde ornamentale per il Padiglione C è naufragato, l’officina dei serramenti della Coop. Art. 27 è una eccellenza, ma fornisce lavoro soltanto a 5 persone e rispetto ai 209 detenuti con condanna definitiva è davvero troppo poco.

Riguardo il sovraffollamento (288 presenti su 223 posti disponibili e ormai oltre 60.000 a livello nazionale su 47.000 posti teorici che comprendono reparti inagibili o dismessi) le risposte sono quelle deludenti del Governo che propone l’aumento degli spazi detentivi e la costruzione di nuovi padiglioni negli istituti esistenti, misure che richiedono tempi lunghi, costi notevoli e rischiano di sacrificare in diversi casi spazi destinati all’attività trattamentale.

Noi riteniamo sia necessario e urgente diminuire le presenze applicando le misure alternative e adottando provvedimenti come la proposta di legge di Roberto Giachetti sulla liberazione anticipata ordinaria e speciale e che le Riforme della Giustizia per fornire buon esito debbano essere accompagnate – come non smetteva di ricordarci Marco Pannella – da un provvedimento di Amnistia che riporti nella legalità e nel rispetto della Costituzione le carceri del nostro Paese”.