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“Da una tavola che girava da un magazzino all’altro, da un sottoscala all’altro e che sembrava non valere nulla è emersa un’opera del 1500, un piccolo libro di storia dimenticata”. Con queste parole padre Angelo descrive l’ultima iniziativa portata avanti dalla comunità monastica benedettina di San Nazario e Celso in Borgomaro.

Stiamo parlando del restauro, a opera del laboratorio Bonifacio, di una vecchia tavola dipinta, della quale si conosceva poco o nulla, che oggi gode di nuova vita e fa bella mostra di sé all’interno della pieve del Maro.

“Abbiamo ritenuto valesse la pena tentare di salvare il salvabile con un restauro iniziato nel 2019 – racconta padre Angelo a Riviera Time – non pensavamo però si arrivasse al risultato di oggi”.

L’opera come detto è collocabile nei primi anni del 1500 per diversi aspetti presenti proprio all’interno della raffigurazione: “La databile dell’opera si ricava da parecchi elementi. Uno di questi è il retro della tavola che propone il metodo di costruzione dei De Rossi dei quali qui, a San Nazario, abbiamo già il noto polittico. Abbiamo poi un San Francesco da Paola, spuntato dopo la fase più profonda dei restauri, canonizzato dopo il 1509 e uno stemma di San Maurizio, caro ai Savoia”.

Le maggiori curiosità derivano però dalla raffigurazione, probabilmente di Giulio De Rossi, dei donatori. Invisibili a inizio restauro poi coperti da un San Giovanni Battista e da un San Giovanni Evangelista dipinti sopra all’immagine originaria: “Erano sotto un secondo strato di pittura – spiega il monaco. Il giovane con buona sicurezza si può identificare con Claudio di Savoia, figlio di Renato, mentre la donna è la madre Anna Lascaris che sposando Renato di Savoia ha dato alla sua famiglia la proprietà di queste terre fino a Oneglia. Erano coperti da ridipinture che si sovrapponevano all’opera originale che è anche tagliata e non sappiamo di preciso se sia stata fatta appositamente per questa chiesa o meno”.

Tra i ritrovamenti interni alla pittura anche un San Sebastiano posto alla sinistra sulla stessa linea di San Francesco da Paola. Da segnalare infine che l’opera, prima di far ritorno a San Nazario e Celso, è stata esposta al museo diocesano di Albenga dove, come detto da padre Angelo: “…più gente possibile potesse ammirare questo piccolo libro di storia riscoperto e ritrovato dal nulla”.