no animali chiesa sanremo

Dopo il Festival, le canzoni, il braccio di ferro in atto  per il delicato, ma vitale rinnovo della Convenzione per le prossime edizioni del Sanremo 2026-27-28 tra la Rai ed il neo sindaco matuziano Alessandro Mager, fresco di festeggiamenti per il suo primo anno di mandato-chiaroscuro a Palazzo Bellevue, la cittĂ  dei fiori e del CasinĂČ “rischia” di diventare, come si dice oggi, un caso giornalistico, religioso, politico, di autonomia, emancipazione, indipendenza e libertĂ .

Tutto per un cartello che vieta ai cani (?) di entrare in chiesa. Scritto a stampatello, a mano, con pennarello nero su foglio bianco, affisso ai lati con 4 puntine da disegno appena si entra nei due ingressi nella centralissima ed importante Chiesa di Santa Maria degli Angeli, nel centro di Sanremo, all’inizio di Via Giovanni Marsaglia e Piazza Colombo, confinante col Palafiori, a due passi dall’Ariston, vi si legge infatti in modo garbato: “SI RICORDA CHE GLI ANIMALI NON POSSONO ENTRARE”. Il “NON” Ăš sottolineato. Da chi? Per il momento non si sa, ma poco importa. L’esercito pro-animali, soprattutto femminile, contagiato da Trump (?), ha cominciato a sparare critiche a raffica. Continuano ad arrivarci telefonate che assicurano che i loro cani, piccoli o grandi portati in chiesa non hanno mai disturbato, abbaiato, creato problemi di alcun genere.

Quasi tutti, perĂČ hanno dovuto ammettere che erano senza la doverosa, per legge, museruola. Amo i cani, le leggi, se ci sono, devono essere e fatte rispettare. Chi ha orecchie, intenda e faccia quel che deve. Non solo nelle chiese, ma ovunque a cominciare sui mezzi pubblici, bus, treni, nelle strade, nei locali, ristoranti, bar, ecc. Non serve piangere, protestare, strapparsi le vesti quando accadono disgrazie, addirittura persone, anziani, bambini, perdono la vita. Molti hanno scomodato anche San Francesco, il suo indiscusso amore per tutte le creature, compresi gli animali che lui “chiamava fratelli”. Giusto, perĂČ accadeva tutto secoli fa, fine 1.100 inizio 1.200.

C’Ăš chi azzarda che gli animali alla Chiesa degli Angeli non li vorrebbe soprattutto il nuovo parroco, don Angelo Di Lorenzo. Prima di lui, a partire dal suo predecessore don Sciubba, mai alcun divieto. Altri sottolineano che in diversi comuni della provincia di Imperia ogni anno si celebra, in spazi all’aperto sempre affollati, addirittura la benedizione degli animali, cani compresi, unitamente a cavalli, pecore, uccelli, pesci. Ottimo. PerĂČ all’aperto, con il prete che benedice, ma non in chiesa.

Sotto certi aspetti sembra essere tornati indietro nel tempo, a Guelfi e Ghibellini, agli anni ’50, oltre mezzo secolo fa quando con sapienza e diligenza la Dc e la Chiesa, allora maggioranza incontrastata alle elezioni, duellavano col Pci, il Fronte Popolare. Tutti tenevano banco con educazione, preparazione, competenza, dibattiti di sostanza. Le 7 parole che si leggono in questi giorni entrando nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli, i rumors, le divisioni, i pro e i contro dei media e della gente che si alimentano grazie ad una tecnologia ancora da capire dove ci porterĂ , l’uso abnorme di telefonini, siti internet, giornali sembrano uscite dalla penna, dall’arguzia, dall’umorismo incredibili di Giovannino Guareschi, giornalista, fumettista, scrittore. Dai suoi 5 film sempre verdi: Don Camillo e l’on. Peppone, due amici-nemici leali, ma sempre in lotta politica. Il primo prete di Brescello, piccolo Comune del centro Italia, Dc: Fernandel, pseudonimo di Fernand Joseph DĂ©sirĂ© Contandin, attore, regista, cantante francese. Il secondo Gino Cervi, attore straordinario, nei 5 film Ăš Peppone, eletto onorevole del Partito Comunista. Entrambi due comici, due attori veri, superbi, diretti da registi del calibro del francese Julien Duvivier e del made in Italy Carmine Gallone e Luigi Comencini. Ricordate il cane lupo che accompagnava il solitario e coraggioso Don Camillo e il Crocefisso in processione a Brescello per salvarlo dall’inondazione nel Polesine?

Permettetemi di raccontarvi una telefonata: “Mi chiamo Black. Naturalmente sono tutto nero. Dicono che sono un bastardino e che ho occhi dolcissimi. La mia padrona mi vuole tanto bene. È triste perchĂ© non puĂČ piĂč portami con lei a Messa. Come vorrei farle capire che io, invece, ne sono felicissimo: finalmente non dovrĂČ piĂč stare fermo, zitto, non abbaiare, a cuccia, rimandare i miei bisognini per piĂč di un’oretta. Come farle capire che quella penombra, quel silenzio, quei canti improvvisi mi spaventano e se do segni di impazienza non Ăš per disturbare, ma ho soltanto paura! Spero davvero che mi capirĂ  e che mi lascerĂ  tranquillo ad aspettarla a casa. Quando ritornerĂ  sarĂ  una gioia grande per tutti e due”.

Gli animali ci parlano… ma noi non li capiamo.