Definire la situazione politica sanremese “imbarazzante” è riduttivo.
La città dei fiori, da sempre abituata agli eccessi, oggi può vantare – paradossalmente – due sindaci: uno effettivo, l’avvocato Alessandro Mager, impegnato a ricomporre i cocci lasciati dalla precedente amministrazione, e uno “emerito”, Alberto Biancheri, che sembra non voler rinunciare al ruolo di regista politico.
Da settimane si parla di un possibile rimpasto di giunta, tra voci di corridoio e sussurri da manuale Cencelli. Riviera Time, già lo scorso 25 settembre, aveva acceso i riflettori sul tema con l’articolo “Il potere logora chi non ce l’ha: l’anima inquieta di Sanremo”. Il principale indiziato per un’uscita forzata sarebbe Giuseppe Sbezzo Malfei, assessore al Bilancio e alle Partecipate, professionista stimato e con risultati concreti all’attivo. La sua “colpa”? Non appartenere all’area giusta.
Secondo indiscrezioni, l’ex sindaco Biancheri starebbe reclamando un assessorato per la propria corrente, Sanremo al Centro. Un atteggiamento che, più che politico, ha il sapore della psicanalisi. Dieci anni da sindaco non sembrano essere bastati per abbandonare le redini del potere.
La storia recente della città offre diversi esempi di un modo di amministrare accentrato e poco incline al dissenso, testimoniata da un lungo elenco di epurati durante l’amministrazione dell’ex primo cittadino.
Appena eletto, nel 2014, Biancheri si separò da Daniela Cassini, allora assessore al Turismo, ritenuta “troppo di sinistra” secondo i bene informati. Poco dopo toccò al dottor Leandro Faraldi, considerato da molti uno dei più preparati assessori ai Lavori Pubblici che Sanremo abbia avuto. Tra i risultati del suo mandato va ricordato il forno crematorio di Valle Armea. La sua “colpa”? Aver voluto esercitare pienamente le proprie deleghe. Biancheri gli chiese infatti di non occuparsi del dossier Porto Vecchio, dichiarando di volerlo seguire personalmente. Faraldi, invece, sosteneva la necessità di affidare l’incarico a un professionista qualificato per elaborare un progetto da mettere poi a gara pubblica. Alla luce delle difficoltà e dei ritardi che oggi gravano sulla pratica, si potrebbe dire che, ancora una volta, aveva visto giusto.
Nel 2020 toccò ad Alessandro Sindoni, allora assessore al Turismo e vicesindaco, costretto alle dimissioni dopo presunte accuse di minacce a un cronista, poi rivelatesi infondate. Troppa personalità, troppa visibilità. Un profilo che rischiava di oscurare il sindaco. Eppure, Sindoni fu l’artefice di alcune delle iniziative più riuscite, come l’estensione del Festival in Piazza Colombo.
Nel frattempo, il Comune perse due figure chiave: la dirigente Rita Cuffini e Roberto Gambello, minando quindi alle fondamenta la struttura turistica dell’ente. Salvo poi ritornare al giorno d’oggi, ambedue, con Sindoni di nuovo assessore.
Senza dimenticare il passo indietro dell’assessore Lucia Artusi nell’aprile 2022, avvenuto senza apparenti motivi che avessero a che fare con la qualità amministrativa della stessa.
Ma torniamo al presente. Alberto Biancheri sostiene che la sua corrente, Sanremo al Centro, sia sottorappresentata in giunta, nonostante la pesante sconfitta elettorale. Una posizione che sorprende se si considera che la stessa area politica detiene da ben 12 anni la presidenza del consiglio comunale, affidata ad Alessandro Il Grande.
Non solo, il panorama mostra anche figure di fiducia dell’ex sindaco ben piazzate in enti strategici. Tra queste, Mauro Giancaterino, commercialista e amico d’infanzia di Biancheri, oggi presidente del Collegio sindacale di Rivieracqua dopo aver ricoperto il ruolo di liquidatore di Area24. O ancora, la parabola del consigliere Giorgio Trucco, passato dal PD a Sanremo al Centro per poi essere escluso, è finito nel CdA della Fondazione Borea.
A completare il quadro la sodale del presidente del consiglio, la cosiddetta “signora delle spiagge”, Adriana Cutellè. Sarebbe forse opportuno andare ad approfondire quel bando d’affidamento del 2021, già chiacchierato ai tempi, per la gestione di una spiaggia libera attrezzata in Lungomare Vittorio Emanuele II.
Un ulteriore elemento di riflessione riguarda il “tesoro” di opere da 200 milioni di euro annunciato da Biancheri agli sgoccioli del suo mandato si è progressivamente trasformato in un elenco di incompiute: il Porto Vecchio ancora nelle secche, Piazza Eroi ridotta a un cratere aperto, il palazzetto dello sport di Pian di Poma in stato di abbandono.
A ciò si aggiungono scelte discutibili, come l’ubicazione di una scuola all’interno del Mercato dei Fiori di Valle Armea, area industriale poco adatta sotto il profilo igienico e della sicurezza. Senza dimenticare la gestione di Casa Serena, dove solo dopo un tragico episodio si è arrivati alla revoca dell’appalto.
A questo punto, una riflessione è inevitabile. Forse è arrivato per Alberto Biancheri il momento di archiviare il manuale Cencelli e concedersi una meritata “pensione politica”. Il potere, si sa, è una tentazione difficile da abbandonare, ma in politica forse il gesto più elegante è saper fare un passo indietro. L’avvocato Mager ha il diritto e il dovere di governare libero da condizionamenti e nostalgie. Starà a lui scegliere se continuare a suonare la vecchia musica o scriverne finalmente una nuova.