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“Non ho seguito direttamente tutte le serate del Festival di Sanremo, e non lo dico per disprezzare un evento che ha una storia e una tradizione rilevante per la città, ha una ricaduta economica molto importante ed anche un valore artistico nell’ambito della musica leggera. Ma quest’anno ho ricevuto tante segnalazioni riferite a certe performance che mi hanno sollecitato ad andare a rivedere a cosa si riferivano esattamente e mi sono reso conto che era necessario un mio intervento”.

La spiega così il Vescovo della Diocesi di Ventimiglia e Sanremo, monsignor Antonio Suetta, la sua forte presa di posizione contro alcune esibizioni, in particolare quella di Achille Lauro e Fiorello con la corona di spine in testa, da lui definita offensiva e blasfema ancor più se proposta in piena Quaresima.

“Il mio intervento – ricorda il Vescovo – è stato in crescendo, con la definizione dell’esibizione offensiva, irriverente e blasfema’. L’ho detto a caldo e lo ribadisco oggi perché la blasfemia non è solo l’offesa diretta verso il nome di Dio o quello della Madonna, ma è anche collocare determinati momenti religiosi in contesti inadeguati e ostentatamente contrari tali da diventare offensivi”.

Reazioni contrarie ne ho direttamente ricevute pochissime e tutte molto educate, poi immagino ce ne saranno state altre che non mi sono state sottoposte mentre ho invece ricevuto molte attestazioni di apprezzamento e mi ha fatto piacere che il mio non sia passato per uno sfogo ma solo un’invocazione di rispetto verso il sentimento religioso che è nel cuore di tante persone e non va ferito o offeso con leggerezza, superficialità e con pessime insulsaggini”.

Monsignor Suetta, cosa pensa della situazione migranti a Ventimiglia?

“E’ una situazione permanente diventata una triste abitudine – dice – che ci colpisce quando ci capita sotto gli occhi ma che tendiamo a rimuovere quando resta a distanza di sicurezza. La nostra coscienza, civile e cristiana, va interpellata per queste persone che spesso fuggono da situazioni pericolose, guerre, persecuzioni, carestie oppure sono alla ricerca legittima di una vita migliore”.

“Faccio un appello anche agli organismi nazionali e internazionali per affrontare adeguatamente il fenomeno che è diventato globale. A livello locale la nostra popolazione ha fatto e sta facendo tanto, molti migranti vengono aiutati nei loro bisogni essenziali, nutrirsi e vestirsi ma bisogna dire che la stessa attenzione non viene data dalle istituzioni nonostante i proclami di buona volontà. Spesso è la burocrazia a causare ritardi in cui si perdono le buone intenzioni, ritardi che diventano un baratro di sofferenza e miseria in cui cadono in troppi. Ci sono soluzioni ottime già individuate ma che devono essere realizzate al più presto”.

L’Europa va spronata ad una maggiore solidarietà pur tenendo presenti i disagi del popolo che deve accogliere ma questa emergenza va affrontata tutti insieme. La Chiesa insieme a tante persone di buona volontà e associazioni di volontari cerca di fare il possibile che non è poco. Purtroppo non sempre si riesce a soddisfare le esigenze primarie, cibo, riparo, abiti, indicazioni o una semplice ricarica telefonica, piccoli gesti anche di calore umano”.

“Quel che serve- conclude Monsignor Suetta – è una soluzione giuridica, uno status ed una prospettiva concreta di inserimento, di rispetto dei diritti fondamentali, il lavoro, una casa e soprattutto la tutela dei minori che passa dalla scuola e dall’istruzione. Fargli mancare tutto questo è un grandissimo torto che rischia di avere tristi ripercussioni per tutta la loro vita”.