
A settembre 2020, lâIstituto di Diritto Umanitario di Sanremo, che ha la propria sede presso villa Ormond, ha celebrato il suo 50° anniversario.
L’Istituto ha lo scopo di promuovere il diritto internazionale umanitario e svolge la sua attivitĂ con un approccio culturale, multidisciplinare e pratico organizzando per lo piĂč corsi di insegnamento, formazione e perfezionamento. In questi ultimi anni ha aumentato notevolmente le sue attivitĂ assistendo ad una importante crescita della partecipazione ai propri corsi internazionali.
“LâIstituto Ăš nato 50 anni fa a Sanremo per una serie di coincidenze anche un po’ casuali â spiega il segretario generale Stefania Baldini, che ricostruisce le tappe fondamentali della storia dell’Istituto. – In questi anni Ăš cresciuto tantissimo. Allâepoca si occupava di organizzare delle riunioni di esperti, poi nel 1976 ha iniziato con i corsi veri e propri, fin dallâinizio rivolti ai militari. Nel tempo c’Ăš stato un aumento delle attivitĂ e del tipo di corsi, che si sono moltiplicati, e l’Istituto Ăš stato sempre piĂč riconosciuto nel mondo come unâistituzione unica nel suo genere”.
La seconda tappa importante nella storia dell’IIHL Ăš il 1982, quando viene avviato lâaltro programma di formazione rivolto ai funzionari governativi e delle organizzazioni internazionali, riguardante il tema dei rifugiati.
“Successivamente – aggiunge il vice-segretario Gian Luca Beruto – nel 1987 lâIstituto Ăš stato nominato “messaggero di pace” dallâallora segretario generale delle Nazioni Unite Boutros-Ghali”.
Negli anni l’Istituto ha portato avanti diversi accordi di cooperazione: “Ci sono dei rapporti consolidati con il Comitato Internazionale della Croce Rossa di Ginevra, rapporti con lâAlto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati – prosegue Beruto. – Abbiamo rapporti importanti con le atre organizzazioni come la Nato, lâUnesco e i governi, anche quelli inglese, francese e italiano, che ogni anno distaccano un militare delle proprie forze armate e lo mandano qui a coadiuvare il lavoro che viene fatto”.
Per finire, uno sguardo al futuro dell’Istituto: “Sicuramente dobbiamo continuare a guardare quello che accade nel mondo, per capire e cercare di anticipare le sfide sulle problematiche umanitarie. Dobbiamo cercare inoltre di offrire una risposta, in termini di formazione, che possa mantenere il nome dellâIstituto ai livelli piĂč alti”.