Secondo fonte Istat ogni dodici secondi una donna è vittima di violenza che sia violenza domestica, stalking, stupro o insulto verbale ma soltanto una su dieci denuncia l’abuso alle forze dell’ordine. Nel nostro Paese, in Italia nella fattispecie si registra un femminicidio ogni due giorni.

Oggi, 25 novembre 2019, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne noi di Riviera Time abbiamo voluto intervistare la giovane artista imperiese Giulia Quaranta Provenzano che da tempo si è fatta, specialmente attraverso le sue opere fotografiche e i suoi scritti poetici, carico di portare maggior consapevolezza a tal riguardo nelle coscienze delle persone. 

Giulia, perché cercare di sensibilizzare inerentemente a una tematica così urgente tuttavia al contempo spinosa, dal complicato approccio? 

“Le ragioni sono molte, però tutte ben possono essere sintetizzate in “Dovere”! Dignità, riconoscimento del valore e il non sbarramento aprioristico di possibilità per me hanno fondamentale importanza ed è imprescindibile la loro difesa! Ho bisogno di credere che sia possibile debellare ed adoperarmi contro ogni tipo di mafia. Sì, perché la mafia non è solo quella che comunemente pensiamo a Palermo per esempio, piuttosto ne è complice qualsiasi individuo omertoso, che si piega ad un ricatto persino implicito, alla speranza di ottenere un favore col silenzio a sfavore dell’equità e del merito. Ogni qual volta che si piega il capo per timore di un ricatto, d’un accanimento contro la propria persona, d’una inimicizia o d’ostruzionismo si cede, accetta, aumenta e giustifica la criminalità, la violenza… Il fatto che nella nostra penisola più di tre milioni di persone e di queste più della metà femmine soffrano di depressione è sintomatico, è fortemente significativo delle condizioni vergognose – nonostante l’essere nel terzo millennio  – di figlie, madri e mogli.”

Quaranta Provenzano prosegue affermando: “A prescindere dal fatto che ricercatori abbiano evidenziato come le cellule maschili rispondano allo stress andando incontro a morte programmata, apoptosi mentre quelle femminili, in risposta agli sforzi, attivini meccanismi di sopravvivenza, autofagia e resistano alla morte cellulare per cui siano forse più facilmente soggette a disturbi psichici e disagio mentale questo non è bastevole a dar ragione del precariato in cui troppe si trovano. Sono sette milioni le italiane che hanno conosciuto qualche forma di abuso nel corso della propria vita e con ciò intendo non solo giovani e meno giovani accoltellate, prese a martellate, date alle fiamme, sfigurate, ammazzate bensì altresì discriminate per motivi sessuali.”

Cosa intende con “(…) discriminate per motivi sessuali”? 

“Intendo l’evidenza per cui se non tutte, la maggior parte delle cariche di potere, prestigiose e più remunerative sono ricoperte da maschi e che se nulla cambierà a livello di presa di coscienza della necessità di farci rispettare pure le piccole che nasceranno si troveranno ancora a poter svolgere unicamente professioni quali commessa, segretaria ma mai di dirigenza, a poter essere in primis ed in ultimo decisionali. Ed ancora per quale motivo incondizionatamente le femmine sovente devono indossare la veste di “guardiane del focolare domestico”?! Il sesso determina caratteristiche uguali per ciascuna e differenti rispetto ai maschi per le quali sesso e genere sono inversamente proporzionali e determinanti il ruolo sociale? Mi risulta eppure che non tutte le femmine abbiano predisposizioni al mutuo soccorso, all’amorevolezza a loro attribuita e che non tutte siano emotive, eccessivamente sensibili – e che ugualmente non tutti i maschi siano forzuti, razionali, o sbaglio?.”

Infine la trentenne ligure conclude affermando: “Mi rendo conto che le mie tele “Cinderella”, “Come la mosca nella tela del ragno”, “Hereticam mulierem”, “Lei là”, “Madre Natura”, “Rifiuti” e “Trappola letale” si caratterizzino per il forte impatto visivo, per la brutalità di quanto rappresentato ma ciò non è frutto d’una astrusa allegoria quanto piuttosto la fotografia d’una realtà passata e sempre attuale. Non, ed è uno dei numerosi esempi per citare una nazione fra le tante denominate in via di sviluppo, soltanto l’India a contare 39000 casi di stupro, 7700 omicidi per la dote, 8000 femmine messe al rogo poiché non reputate all’altezza del ruolo di consorti e genitrici, di maschi soprattutto per un totale di 340000 crimini contro il sesso femminile soltanto nel 2016: come già detto anche le italiane si trovano in un contesto di brutalità ossessiva, contesto refrattario al cambiamento a causa di una diffusa cultura che fa di “tutto il mondo paese” votata all’omertà, alla compiacenza se in odore d’un apparente minor danno per la propria persona nell’imminenza. Ecco che le femmine per prime devono esigere rispetto, devono non scendere a compromessi da prede. La sofferenza non è solo quella di coloro che vengono sfregiate con l’acido – e questo deve al più presto manifestarsi a livello conscio ed educativo, per potersi ribellare a ciò – bensì dovrebbe essere pure quella di cameriere, impiegate assunte alla luce d’un bel faccino e non una brillante mente ignorata o soffocata da dispotico sessismo dall’alto.”