L’ex volontario e presidente della Croce Verde Intemelia Stefano Urso interviene, con una nota stampa, sulle accuse di adescamento minorile e della conseguente vicenda giudiziaria che lo vide protagonista, a seguito di una denuncia presentata nel novembre 2016.
“Come ben sapete sono stato volontario della Croce Verde Intemelia per ben 32 anni, dal 1985 al 2017, data in cui dovetti dimettermi da Presidente per delle accuse pesanti ed infamanti.
In data 8 marzo 2017, appresi infatti da alcuni miei consiglieri che giravano alcune voci sul mio conto, ovvero, che ero stato accusato di adescamento minorile nel novembre 2016. Come Ăš comprensibile, in quel momento mi era cascato il mondo addosso, decisi di dimettermi da Presidente dellâEnte e le mie dimissioni divennero irrevocabili il 9 marzo. Lo feci sia per essere tranquillo e difendermi da quelle accuse con serenitĂ , sia per tutelare lâimmagine della C.V.I. che ho sempre amato. Avevo presentato le mie dimissioni, adducendo problemi familiari in quanto la situazione contingente imponeva il piĂč stretto riserbo.
CiĂČ che mi ferĂŹ particolarmente era il fatto che simili maldicenze provenissero proprio da alcuni volontari della Croce Verde Intemelia!
Raccontai della mia vicenda giudiziaria anche al mio datore di lavoro, senza mai nascondermi, proprio per la serenitĂ interiore che mi ha sempre accompagnato, anche nei momenti piĂč bui.
Ho quotidianamente affrontato le difficoltĂ personalmente e, insieme al mio legale, alla fine sono riuscito a dimostrare la mia estraneitĂ ai fatti in contestazione.
Subii una perquisizione e il sequestro di vario materiale informatico che, ora, mi dovrĂ essere restituito – paradossalmente – proprio su richiesta della stessa Pubblica Accusa.
Sono stato esposto ad una vera e propria gogna mediatica, sui vari quotidiani (cartacei e on line): un inferno totale, persi dieci anni della mia vita.
Nonostante ciĂČ, capii che molti non credettero alle accuse che mi erano state mosse, sĂŹ, perchĂ© ricevetti tantissimi messaggi di stima e di solidarietĂ da tutti i miei amici e conoscenti, da colleghi di lavoro, da presidenti delle Pubbliche Assistenze e C.R.I. della provincia, ma anche da alcune amministrazioni comunali locali, senza dimenticare i mitici âBuio Pestoâ che mi scrivevano sms quotidiani di supporto. Sui social molte persone mi portavano la loro solidarietĂ , mentre altri soggetti che nemmeno conoscevo parlavano senza sapere alcunchĂ© della vicenda. Tanto, di quello che Ăš stato detto e scritto, mi ha ferito mortalmente. Ma la cosa piĂč importante Ăš stata che mia moglie, la mia famiglia e lâazienda in cui lavoro non abbiano mai creduto a queste accuse, mostrandomi una fiducia incondizionata.
Chiaramente, questa situazione ha pesantemente segnato sia me che mia moglie, facendoci entrare in un vortice depressivo e distruttivo al limite della sopportazione.
Questâanno dopo la fine del lockdown sono riuscito a verificare lo stato del fascicolo iscritto contro di me; il quale risultava giĂ archiviato da tempo (per la precisione in data 12.04.2018), per insussistenza della notitia criminis ovvero per mancanza di riscontri probatori allâipotesi investigativa originaria.
Mi sono sempre battuto perché venisse accertata la mia estraneità alle terribili accuse mossemi e, dopo anni di inferno, posso dire come io abbia avuto finalmente giustizia.
Nonostante le difficoltĂ che ho dovuto affrontare e superare, ho sempre camminato a testa alta e, oggi, posso realmente dire che Ăš tutto finito. Con mia moglie abbiamo deciso di chiudere lâultima pagina di un bruttissimo libro durato quattro anni, di voler vivere serenamente senza piĂč parlare di quanto Ăš accaduto, tanto che non vogliamo cercare inutili rivalse contro le persone che mi hanno fatto del male. Non vogliamo mai piĂč sentir parlare di questa vicenda”.





