curiositĂ  - museo cose dimenticate, valloria
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Nell’entroterra imperiese, in una frazione del comune di Prelà, si trova Valloria: “il paese delle porte dipinte”.

I microfoni di Riviera Time sono andati a visitare il museo delle cose dimenticate, dove il tempo si Ăš fermato al secolo scorso e tutto Ăš rimasto invariato: si possono trovare infatti una moltitudine di utensili, attrezzi e stoviglie usate dai nostri genitori e nonni durante il secolo scorso.  

Gian Franco Balestra ci porta alla scoperta di questo magico luogo: “Il museo ù stato allestito nell’oratorio della Santa Croce di Valloria nel 1994. Inizialmente doveva essere una mostra di pochi giorni ma si ù invece deciso, grazie all’associazione “Amici di Valloria”, di trasformare questo luogo in un vero e proprio museo aperto al pubblico”.

Gli oggetti presenti all’interno sono i piĂč disparati: si possono trovare attrezzi per la campagna come finimenti per animali, attrezzi per potare gli alberi o strumenti usati in cucina: macchine per il caffĂš, tosta caffĂš, borse dell’acqua calda, scaldaletti alimentati con il carbone e tende cucite in antichitĂ  dalle signore del paese.

Tra le cose piĂč interessanti e insolite del museo Ăš presente la ripercussia, uno strumento musicale simile a un pianoforte: “Questo strumento venne costruito da Giacomo Pisani, detto “Minetto”. Ascoltando suonare la ripercussia si poteva sentire in sottofondo il suono di un mandolino” – prosegue Balestra – ricordo che quando ero un bambino era un piacere sentirlo suonare, tanto che mi Ăš rimasto impresso ancora oggi”.

Si puĂČ trovare inoltre un particolare violino ricavato dalle assi delle cassette di legno utilizzate per trasportare la pasta nella bottega del paese e una macchina fotografica, al tempo priva di rullino in quanto non era ancora stato inventato, che poteva azionare l’autoscatto.

Il museo delle cose dimenticate Ăš aperto al pubblico ed Ăš una delle attrazioni da non perdere, oltre alle porte dipinte, se ci si trova nel paese di Valloria.

Servizio video e articolo a cura di Martina Bonsignorio.