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Giunge al suo ultimo appuntamento il nostro viaggio alla scoperta del ruolo di Sir Thomas Hanbury, ricco benefattore britannico, per lo sviluppo della città di Ventimiglia. Il presidente del Comitato Pro Centro Storico Sergio Pallanca ci ha accompagnati in un itinerario partito dalle frazioni di Mortola, Grimaldi e Latte, passato poi per Ventimiglia Alta e arrivato infine nel centro città.

Un incontro caratterizzato da curiosità e cenni storici, a partire dal mercato coperto cittadino, il cui terreno è stato donato da Sir Thomas e la cui costruzione fu postuma alla sua stessa morte, fino alla verità dietro al busto in sua memoria nei pressi della Chiesa Sant’Agostino.

“Il monumento è stato messo qui recentemente a cura della Cumpagnia d’i Ventemigliusi“, ha esordito ai nostri microfoni. “La sua storia è abbastanza complicata: questo che vediamo è un falso storico. È stato posizionato a cura di Dario Canavese che l’ha ritrovato casualmente nell’Antiquarium, a Nervia, dove era stato posizionato temporaneamente”.

A tradire l’originalità del monumento, ci ha svelato Pallanca, è l’incisione sulla stessa base in marmo, la quale colloca lo stesso all’ex Ospedale di Santo Spirito a Ventimiglia Alta. Il busto, invece, è stato scolpito nei primi del ‘900 dallo scultore Bisi e doveva essere posizionato nei giardini pubblici.

“A proposito dei tributi dedicati a Sir Thomas dobbiamo dire che lo Stato Sabaudo lo insignì della Croce dei Santi Maurizio e Lazzaro e in seguito della Gran Croce. I Savoia avevano inoltre promesso a Sir Thomas di nominarlo marchese, non si sa per quale motivo questo titolo non gli fu conferito e di questo Sir Thomas si fece un grande cruccio, diciamo pure una malattia”, ha spiegato ancora. “Dobbiamo aggiungere tra le varie cose non tangibili che Sir Thomas concesse un terreno per l’edificazione di una scuola sempre qui nel quartiere di Sant’Agostino e ben 20.000 lire, cifra enorme, per la costruzione della scuola stessa. Queste 20.000 lire sparirono. Sono passati più di 100 anni e ancora non si sa che fine abbiano fatto”.

La storia e i relativi aneddoti raccontati da Sergio Pallanca nel video-servizio a inizio articolo.