“La ratio della norma oggi in vigore è chiara: la presidenza della Conferenza dei sindaci deve essere attribuita al comune capofila del distretto più popoloso, cioè al territorio dove si concentra la parte più significativa del bisogno sociale e sanitario. È un criterio logico, equilibrato e consolidato, applicato da sempre in Liguria e in molte altre regioni”. È questa la posizione espressa dal gruppo Anima, che conferma il voto contrario all’emendamento proposto dal Cal, ritenuto in contrasto con lo spirito della norma.
“L’emendamento – dichiara Ninetto Sindoni, portavoce di Anima – assegnerebbe automaticamente la presidenza al sindaco del capoluogo di provincia, slegandola da ogni valutazione sulla reale domanda socio-sanitaria. Una scelta che non considera le differenze demografiche né i bisogni effettivi dei cittadini, e che rischia di penalizzare i territori più fragili, in particolare il Ponente ligure”.
Nel modello attuale la presidenza spetta al comune con il maggior numero di residenti del distretto, un criterio di buon senso: chi amministra la porzione più popolata gestisce anche il carico maggiore in termini di servizi sociali, ospedali, medicina territoriale, liste d’attesa ed emergenze.
“Modificare questo principio – prosegue Sindoni – significa togliere rappresentanza proprio ai comuni che affrontano quotidianamente le maggiori criticità. Significa spostare il baricentro delle decisioni lontano da chi ha più bisogno di risposte. Lo dimostra anche la spaccatura già emersa nel voto di molti comuni del Ponente. Su questi temi serve unità, non divisione. Qualcuno sembra guardare più alle strategie politiche del 2027 che alla tutela dei cittadini”.
La richiesta rivolta al presidente Bucci, alla Regione, e per Sanremo all’assessore Lombardi e al senatore Berrino, è chiara: preservare un modello normativo che premi la prossimità, la rappresentanza reale e la coerenza con i bisogni dei territori.
“Mi auguro – conclude Sindoni – che la Regione e i rappresentanti eletti grazie ai voti dei cittadini di Sanremo valutino con attenzione questi rilievi di semplice buon senso. La sanità deve essere organizzata partendo da dove il bisogno è più forte, non attraverso criteri automatici che rischiano di marginalizzare ulteriormente le comunità più deboli”.







