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Questa mattina, presso la Darsena sul lungomare di Arma di Taggia, si è radunato un folto gruppo di cittadini in segno di protesta per la chiusura della pista ciclopedonale che collega i comuni di Taggia e Riva Ligure. Il provvedimento è legato all’avvio dei lavori di demolizione del ponte che da anni sovrasta il torrente Argentina, destinato a essere sostituito da una nuova struttura a campata unica, con completamento previsto entro il 2026.

L’intervento fa parte di un più ampio progetto di messa in sicurezza idrogeologica della foce del torrente, che comprende anche l’innalzamento degli argini.

Se l’ex ponte ferroviario ha cessato la sua funzione di collegamento fra le due cittadine, ad unirle sono state certamente le polemiche di questi ultimi giorni attorno a una complessa vicenda che ha avuto come primo effetto – mediaticamente più visibile – quello di riportare il tratto di Aurelia compreso fra i due comuni indietro nel tempo, fino al 2009, anno dell’inaugurazione ufficiale del tratto di ciclabile, ma oggi frequentata da un numero enormemente maggiore di ciclisti, vista l’importanza che negli anni ha assunto questa infrastruttura nel tessuto turistico locale e non solo.

Il 4 gennaio 2025 apparve un articolo“, dice la consigliera comunale d’opposizione a Taggia Fulvia Alberti durante il raduno, facendo riferimento a un passaggio “in cui l’assessore regionale Giampedrone disse che il ponte sarebbe stato demolito, senza parlare di passerella o nient’altro. Sono passati sei mesi. Da un lato, evidentemente, l’amministrazione ha messo la testa sotto la sabbia. La pista ciclabile esiste da anni. In un modo o nell’altro si doveva pensare a come prevenire questo problema”.

“Questo appuntamento nasce da un’esigenza di ascolto”, afferma Jacopo Siffredi, ex consigliere comunale di opposizione e promotore dell’evento, “prima mia e poi dei cittadini, che preliminarmente non hanno avuto risposte dall’amministrazione. Da lì si è scatenata la bufera sociale che ha poi portato al mio post – sui social – infastidito dal silenzio generale”.

Sotto l’aspetto delle responsabilità, secondo Siffredi, c’è bisogno di fare le “dovute proporzioni”.

“Sicuramente è un progetto regionale, per cui alla Regione vanno grosse colpe. La problematica su cui abbiamo insistito”, continua Siffredi, facendo riferimento alla consigliere regionale Chiara Cerri, “è: come mai, nonostante la presenza di una persona che ha un ruolo sia nella maggioranza taggiasca che in quella regionale, non si sia saputo fare nulla, nemmeno il rinvio chiesto dai due sindaci dopo le polemiche?”

Si è discusso molto dell’impatto che questi lavori avranno su ciclisti e turisti. Per quanto riguarda invece la popolazione locale chi potrebbe subire maggiormente le conseguenze di questa situazione?

“Sicuramente tutte le persone che per motivi di lavoro devono spostarsi”, spiega. “Tutti coloro che non sono muniti di auto o moto. E chiaramente le attività commerciali, che ne risentiranno per ovvi motivi. Progetto Comune ha sempre chiesto la continuità fino a Taggia per la pista ciclabile, senza mai ottenerla. Aggiungiamoci anche le persone diversamente abili, che avranno molte più difficoltà ad attraversare l’Aurelia”.

Siffredi interviene anche sull’ipotesi di una passerella e anticipa le prossime mosse dell’opposizione, che intende portare il tema in consiglio comunale. Al centro del dibattito non ci sarà solo la demolizione del ponte, ma anche le ricadute complessive dei lavori sul torrente Argentina e le implicazioni legate alla futura edificabilità dell’area.

“Le proposte sono quelle che verranno presentate in consiglio comunale da Fulvia Alberti, colei che mi ha sostituito nel ruolo di consigliere, e sono sulla prospettiva dell’edificabilità della zona”, asserisce Siffredi. “Abbiamo presentato da poco una proposta di verde pubblico, sulla quale l’amministrazione dovrà discutere in consiglio”.

La stessa Alberti gli fa eco parlando dell’area dell’ex Secom, nelle immediate vicinanze del ponte. “La destinazione a verde pubblico di quest’area”, dichiara, “sarebbe coerente con le esigenze di tutela dell’ambiente e di promozione della qualità della vita dei cittadini. Disporre di un’area verde, a pochi metri dal mare, destinata al relax degli adulti e ai giochi dei bambini, costituirebbe un importante richiamo turistico, come lo è stata la pista ciclabile. Molti fruitori della pista ciclabile sarebbero invogliati a sostare nell’area e da lì a frequentare negozi, bar e ristoranti presenti nel comune”.

Essendo che questa questione riguarda due comuni, dall’altro lato del torrente Argentina avete trovato sponde amiche con cui confrontarvi?

“Parzialmente! Sicuramente, per conoscenze, ho fatto girare più informazioni all’interno del comune di Taggia. So che ci sono stati e ci sono appoggi anche dall’altra parte, poiché il disagio che si crea da questo lato del torrente esiste anche dall’altro lato”, afferma Siffredi.

Nella mattinata, alla protesta dei cittadini si è aggiunto anche un duro comunicato da parte di Confcommercio, Confesercenti e Confartigianato: “Le associazioni di categoria ritengono inaccettabile la situazione che si sta andando a delineare, con la chiusura della pista ciclopedonale proprio in un periodo in cui in Riviera sta arrivando il turismo nazionale e internazionale. Questa decisione, se non ravveduta, comporterà gravissimi danni a livello economico, per le ripercussioni negative che inevitabilmente ricadranno sulle imprese, oltre che un rilevante danno di immagine per tutto il territorio. Nei giorni scorsi la pista del Ponente ligure ha conquistato, con una notizia che oggi appare paradossale, l’Italian Green Road Award 2025, il riconoscimento nazionale che premia le migliori ciclovie italiane per qualità tecnica, paesaggio, servizi e sostenibilità”.

Confcommercio, Confartigianato e Confesercenti fanno quindi appello alla Regione per garantire la continuità del tracciato ciclopedonale anche durante i lavori.

Nel video servizio a inizio articolo le immagini della protesta e le interviste complete a Fulvia Alberti e Jacopo Siffredi.