Quanto sta accadendo a Sanremo â con il sindaco Alberto Biancheri che ha azzerato la Giunta in vista di un rimpasto che servirĂ a ârafforzare il progetto civicoâ â ha messo in mostra tutti limiti dellâattuale Partito Democratico. La reazione dei democratici alla notizia Ăš stata sin da subito debole. A fronte di un vice sindaco messo alla porta e alla volontĂ di âsbiancareâ lâamministrazione, sarebbe stato lecito attendersi una reazione di orgoglio. Da pugni sul tavolo. Da voce grossa. E invece niente.
Niente dai vertici regionali, che dopo un lungo periodo di commissariamento, ancora sembrano essere piuttosto sbandati. Le dĂ©bĂącle a ripetizione in quelle che un tempo erano roccaforti â Savona, La Spezia, Genova â valgono piĂč di mille parole nel descrivere lo stato in cui si trova il partito, che anche lĂŹ dove governa fatica a imporsi. Il Partito Democratico non fu il protagonista della vittoria di Alberto Biancheri, ma fu uno degli attori principali. Il fatto che oggi appaia piĂč che altro preoccupato a mettere dâaccordo le correnti interne non puĂČ che fare male agli elettori dem.
Ma Sanremo Ăš soltanto lâultimo episodio. Come dimenticare quanto accaduto a Ventimiglia, con il sindaco Enrico Ioculano costretto allo strappo (poi ricucito) con il partito in cui Ăš nato e cresciuto per avere un poâ di attenzione e sostegno su una vicenda, quella dellâemergenza migranti, in cui si era sentito solo e abbandonato. O lâimpasse di Taggia, dove il Pd, che faceva parte dellâamministrazione Genduso, non ha mai alzato la voce di fronte al dilatarsi dei tempi per la presentazione di una proposta elettorale ed Ăš finito col subire la schiacciante vittoria di Mario Conio.
E chi scorda quanto successo a Diano Marina, dove il Partito Democratico ha trascorso mesi interi a cercare unâintesa con Claudio Scajola (senza trovarla) e, una volta presentatosi da solo col primo simbolo, ha subito lo smacco di essere la quarta lista su cinque, dietro il centrodestra di Chiappori, Diano Riparte e il Movimento 5 Stelle.
Senza tralasciare quanto sta avvenendo a Imperia, dove il Partito Democratico Ăš anche lĂŹ in attesa passiva delle decisioni future del sindaco Carlo Capacci, che dice di volersi ricandidare ma che dei democratici sembra proprio non volverne piĂč sapere. A fronte di ciĂČ, mai i democratici hanno avuto una reazione dâorgoglio. Eppure le occasioni non sono state rare. Sarebbe bastato, ad esempio, far mancare il numero legale in una delle tantissime occasioni in cui il sindaco Ăš rimasto appeso a un filo. CosĂŹ, per lanciare un messaggio. E invece niente.
In questo scenario, gli elettori e i vertici del Partito Democratico, a partire dal segretario provinciale Pietro Mannoni, non possono certo dormire sonni tranquilli in vista della prossima primavera, quando si terranno le elezioni politiche e poco dopo le amministrative. Con Imperia che rischia di aggiungersi alla collana di vittorie di Toti. Senza che il governatore ligure debba impegnarsi piĂč di tanto. Di questo passo gli basterĂ sedersi sulla riva del Torrente Impero e veder passare il cadavere del Pd.