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È stata respinta con 15 voti contrari la mozione presentata dal consigliere di opposizione Lucio Sardi (AVS) durante la seduta del consiglio comunale di lunedì 29 luglio, con cui si chiedeva che il Comune di Imperia riconoscesse la Palestina come stato democratico e sovrano, sul modello di diverse altre iniziative simili presentate in molte città europee e italiane, come ad esempio a Napoli e, proprio in queste ore, anche a Genova.

Il testo, lungo e dai molti punti, chiedeva fra le altre cose all’amministrazione di sollecitare il governo italiano al riconoscimento ufficiale dello Stato di Palestina entro i confini del 1967, con Gerusalemme come capitale condivisa, di promuovere il riconoscimento dello Stato palestinese anche in sede europea, il sostegno al cessate il fuoco immediato a Gaza, la liberazione degli ostaggi israeliani e l’ingresso sicuro e continuativo degli aiuti umanitari, oltre che di appoggiare il piano arabo per la ricostruzione di Gaza, sospendere la vendita e l’importazione di armi da e verso Israele e sostenere eventuali sanzioni contro il governo israeliano per violazioni del diritto internazionale sulla scia dei mandati della Corte penale internazionale nei confronti dei responsabili di crimini di guerra e di difendere il ruolo della stessa Corte come presidio della giustizia internazionale.

Il dibattito, che per buona parte della seduta si è svolto in un clima insolitamente tranquillo, almeno per gli standard dei consigli comunali imperiesi, ha visto la presa di posizione del sindaco di Imperia Claudio Scajola, che si è prima espresso in maniera piuttosto netta sulla questione, auspicando il riconoscimento dello Stato palestinese, rivendicando un punto di vista libero sulla vicenda e prendendo le distanze dal governo italiano, al quale non ha risparmiato qualche stilettata, decidendo però di non sostenere la mozione, affermando di condividerne il merito, ma non la forma, giudicata troppo “di parte”.

“Ritengo che l’Italia debba avviare un percorso che conduca al riconoscimento dello stato palestinese, in linea con la diplomazia che contraddistingue il nostro Paese dal dopoguerra, seguendo l’esempio del governo britannico che ha recentemente annunciato questa decisione, a differenza del nostro”, commenta Scajola. “Mi auguro, da europeista convinto, che questo riconoscimento possa avvenire nell’ambito di una strategia comune europea. Tuttavia, la mozione che ci è stata presentata, oltre ad andare oltre le competenze di questo consiglio, contiene una narrazione degli eventi che non convince per equilibrio e completezza”.

Scajola annuncia inoltre alla fine della seduta l’intenzione di scrivere personalmente una lettera al Presidente del Consiglio Meloni per sollecitare un intervento a livello centrale.

Nel corso della discussione, il consigliere Luca Volpe (Insieme con Scajola Sindaco) ha proposto al firmatario di sospendere la seduta per dieci minuti al fine di riformulare congiuntamente il testo e trovare una mediazione condivisa. Una proposta rilanciata anche da altri consiglieri come Giovanni Lazzarini (Prima Imperia).

Il tentativo di mediazione, durato quasi 15 minuti tra i capigruppo nella sala consiliare, non ha però avuto esito positivo: il consigliere di AVS ha respinto dunque le richieste, sostenendo di non aver ricevuto indicazioni precise sulle modifiche da apportare, ribadendo tale posizione a chiusura della discussione e accusando la maggioranza di mancare di coraggio. “È una mozione completa, l’avete in mano da settimane”, sottolinea Sardi. “Io ho chiesto di indicare le cose che si volevano modificare e non ho ricevuto nessuna risposta. Mi avete chiesto di ritirare una mozione dove non c’è scritto niente di strano. Sui principi fondamentali non avete le palle di votare”.

La maggioranza d’altro canto (per voce in particolare del consigliere Davide La Monica di Avanti con Scajola Sindaco) ribadisce di sostenere il principio alla base della mozione, ma di sentirsi costretti a votare contro, chiedendo il ritiro della pratica e garantendo l’impegno per una sua riscrittura.

In generale, si è notato in maniera piuttosto evidente come, nella parte finale della discussione, nessuno volesse apparire come responsabile del mancato accordo, attribuendo invece alla controparte la responsabilità del fallimento delle trattative.

Durante la seduta, la Polizia locale ha inoltre allontanato alcune persone presenti tra il pubblico(fra le quali era presente anche l’attivista imperiese Susanna Bernoldi) che hanno gridato “Vergogna, siamo a 60mila morti”, in riferimento alla strage palestinese.